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Casa D.D.

Casa D.D.

I primi passi (tra sogno e … realtà)

Il defunto parroco don Bernardino Dalmasso, nei quarant’anni di ministero a Bernezzo, non ha mai smesso di pensare ai bisogni delle persone anziane.
A pochi mesi dalla sua entrata come parroco a Bernezzo (1947), già scriveva sul bollettino:
“Se Dio vorrà, quella bella casetta rosa con giardino al n. 14 di via Umberto I, sarà presto preparata e attrezzata per servire come ricovero per i nostri cari vecchietti (uomini e donne), soprattutto per quelli che si trovano soli, senza cure e perciò condannati a una vita di tante privazioni e sofferenza durante la brutta stagione.
E ancora là in quella casa (Cappellania laicale fondata da don Serra) che serviva un tempo di abitazione al Vicecurato della Messa delle 8, in una grande sala a pianterreno potranno entrare ogni giorno altri poveri per consumare il pranzo che verrà regalato ai bisognosi della carità dei buoni colla offerta spontanea dei generi in natura come già si faceva negli anni scorsi […]”.
Nel 1960 lo stesso don Bernardino esprimeva sul bollettino parrocchiale la Sua volontà di realizzare un’opera interamente a favore delle persone anziane in occasione del terzo anniversario della morte di San Vincenzo de Paoli (1660) che si era distinto per le sue opere di carità e di provvidenza nei confronti degli umili, dei sofferenti e dei bisognosi. La sua passione per questo progetto emerge chiaramente dallo scritto:
“IL MIO SOGNO. Oh potessi far sorgere lì, a poca distanza dalla Chiesa della Madonna, in quella posizione così comoda e bella, la più soleggiata e tiepida nell’inverno, la più curiosa perché alla confluenza delle vie d’accesso al paese, una moderna costruzione, comoda e confortevole perché fosse l’asilo, il soggiorno di riposo per i nostri vecchi!
Già lo immagino quell’edificio: un po’ scostato dalla strada provinciale coi suoi vani utili a levante e mezzogiorno, con ampi corridoi vetrati per l’inverno, spazioso il cortile, e ampio giardino antistante.

Sì, ne sono sicuro, tutti i nostri vecchi, soli e senza sostegno correrebbero lì in quell’abitazione che sarebbe la loro casa, dove si creerebbe un secondo nido, il corrispondente di quanto è ora per i piccoli il nostro caro Asilo Infantile. Da oltre settant’anni (dal 1888) Bernezzo vede la provvidenziale attività dell’Asilo “Monsignor Durbano” centro di carità, di assistenza e di educazione della nostra gioventù, perché s’è fatto nulla per i vecchi? […]”.
Il primo passo verso la costruzione è stato il progetto commissionato all’arch. Doglio.
Poi per una serie di circostanze egli non è mai riuscito a portare a compimento il suo sogno.

Nonostante ciò don Bernardino non si è mai arreso e, giunto alla fine del cammino terreno, ha lasciato gran parte dei suoi beni alla parrocchia di Bernezzo con l’impegno di costruire la casa di riposo.
La storia della casa di riposo inizia pertanto nel 1988: il nuovo parroco, don Gianni Rivoira, ed il C.P.A.E. (Consiglio per gli affari economici), dopo aver preso atto delle ultime volontà di don Dalmasso e vagliato il problema insieme alle possibili soluzioni, hanno deciso di convocare un’assemblea aperta in modo da portare a conoscenza l’esatta situazione e nel contempo sentire l’opinione di tutti i parrocchiani.
Durante l’assemblea, svoltasi venerdì 22 luglio 1988 nel salone Parrocchiale, si sono susseguite alcune relazioni ed interventi, riguardanti la situazione in provincia delle case di riposo, con vantaggi, utilità e difficoltà di gestione di un istituto per anziani e l’analisi del “Progetto Doglio”, commissionato da don Dalmasso.
Tale progetto non appariva più valido né tantomeno eseguibile su di un terreno, come il prato del Pilone, non adatto ad ospitare una costruzione del genere. Inoltre, il Comune aveva manifestato il suo interesse ad acquistare il terreno per adibirlo a piazza o ad altro uso pubblico.
Sono state pertanto prospettate le possibili soluzioni alternative ove realizzare una casa di riposo a Bernezzo.
Verificato l’interesse della popolazione per la costruzione della casa di riposo, l’8 luglio dell’anno seguente si è svolta una seconda assemblea aperta per decidere la sua collocazione. Sono state prospettate tre soluzioni possibili con rispettivi aspetti positivi e negativi:

1) Area di S. Pietro:

il terreno interessato è compreso tra la strada che sale al piazzale e la strada del vecchio cimitero: zona tranquilla e soleggiata; difficile, però, da raggiungere, in particolar modo in inverno, a causa della strada abbastanza ripida. Inoltre sarebbe indispensabile l’acquisto di due appezzamenti di terreno in zona fabbricabile residenziale, con un costo rilevante.

2) Recupero ed adattamento del fabbricato Opere Parrocchiali con l’acquisto del fabbricato adiacente (ex Cooperativa):

il suddetto immobile è situato di fronte alla chiesa parrocchiale, nel centro del paese, con facilità di spostamento per gli anziani. Per contro, però, è luogo rumoroso a causa dell’intenso traffico della via; ha un cortile interno poco soleggiato; occorrerebbe una notevole spesa per l’acquisto del fabbricato adiacente. Non secondario il problema della coabitazione di anziani e ragazzi essendovi, nei locali attigui, le aule catechistiche.

3) Locali ex Asilo Infantile, in via Villanis, lasciati liberi dal Comune il 30 giugno 1999:

l’immobile, di proprietà di un IPAB (Istituto per l’assistenza e beneficenza), dispone di cortile interno soleggiato. Si trova in zona facilmente raggiungibile e nel contempo tranquilla. Inoltre verrebbe recuperata una superficie che altrimenti rimarrebbe inutilizzata. Qui occorre abbattere completamente il fabbricato esistente e costruirne uno con le caratteristiche di funzionalità e sicurezza previste dalle attuali normative.    Al completamento dell’opera i posti disponibili dovrebbero essere circa una quarantina. La prima difficoltà da affrontare consiste nell’acquisizione della piena proprietà da parte della Parrocchia.
A conclusione della relazione, è stata proposta l’attuazione della terza soluzione, cioè il recupero dell’ex  Asilo Infantile, soluzione che è stata accolta favorevolmente.

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