Vai ai contenuti

don Giovanni Giorgis

Religiosi

Don Giovanni Giorgis

Nel periodo dal 1916 al 1919 fu nominato economo spirituale di Bernezzo don Giovanni Battista Golé, che si distinse nella cura dei colpiti dall'epidemia della Spagnola e per la sua allegria.
Si pensava già che egli sarebbe stato nominato arciprete della nostra parrocchia, ma dietro concorso gli successe Don Giorgis, proveniente da Cuneo, che prese possesso della parrocchia il 12 ottobre 1919. "Ordinato sacerdote il 3 ottobre 1909, dopo qualche mese di ministero nella alpestre parrocchia di Argentera, fu inviato quale Vicecurato alla Madonna dell'Olmo e di là alla Parrocchia del Sacro Cuore in Cuneo, dove tuttora è molto ricordato. Scoppiata la guerra fu Cappellano degli Alpini, guadagnandosi una medaglia di bronzo al valore militare; gli Alpini lo videro poi sempre come sacerdote e come vescovo prendere parte alle loro adunate quinquennali a Roma…
Dal 1919 passarono dodici anni di intenso ministero, nel quale profuse le sue giovanili energie in ogni campo
ta a Fiesole, dove Don Giorgis tuttora riposa.

della vita parrocchiale, lasciando del suo passaggio tracce indelebili e conquistandosi l'affetto profondo dei Bernezzesi, i quali ne rievocano ancora con compiacenza i fatti più salienti e tutte le caratteristiche qualità che facilmente lo distinguevano tra il clero della Diocesi (don Peano sul bollettino del settembre 1934) ".
Rimase Arciprete di Bernezzo fino al 1931 quando fu nominato e consacrato Vescovo di Trivento (Campobasso) per volere di Pio XI per poi passare a Fiesole, presso Firenze, dove rimase come Vescovo dal 1937 al 1954.
Una parrocchiana "Rita 'd grandassa" ricordava sul bollettino del dicembre 1994 alcune parole toccanti della sua predica di addio ai Bernezzesi, prima della partenza per la sua nuova Diocesi: "Miei cari parrocchiani, quante volte sul campo di battaglia ho guardato la morte in faccia con gli occhi asciutti, ora davanti ad un addio il cuore mi trema, l'occhio non abituato al pianto s'inumidisce. Donde queste lacrime? Per l'amore che nutro per voi, o cari parrocchiani! Vi ho amati e proprio perché vi amo godo nel presentarvi il mio successore, don Peano Nicolao. Amatelo come avete amato me e, più ancora, se possibile…".

Innumerevoli furono le sue opere e i suoi meriti a Bernezzo.

"Per tanto tempo si occupò con amore di padre del bene spirituale, morale e materiale della nostra parrocchia. Col dono della sua particolare e molteplice attività seppe arrivare a tutti indistintamente i suoi figli spirituali per formarli, istruirli, educarli aiutarli. Ancora in questi ultimi nella sua chiara memoria passavano ad uno ad uno i componenti delle nostre famiglie, di tutti si ricordava, di tutti voleva notizie, a tutti inviava i suoi ricordi e paterne raccomandazioni (don Bernardino sul bollettino del maggio 1954) ".
Assertore intrepido dell'Azione Cattolica, ne volle i quadri completi, costruendo per essi un grande salone, intitolato al S. Cuore, a S. Pietro. A questo proposito un suo parrocchiano "Barba Cesare" raccontava: "Nasceva in quegli anni l'Azione cattolica bernezzese la quale raccolse subito grande adesione, circa una settantina di persone che poi si ridussero a poco più di venti. Con l'avvento del Fascismo fu proibita qualsiasi associazione di più di tre persone e così anche l'A.C. fu sciolta. Quando don Giorgis lo seppe, organizzò per il giorno seguente una polentata presso "Funtana di Punt", aggirando così il divieto imposto. E comunque disse alla sua gente che ogni qual volta si sarebbero riuniti nel nome del Signore, sarebbe stato sufficiente dichiararsi membri dell'Apostolato della Preghiera per non avere problemi con le forze politiche". Un altro suo ricordo dimostra quanto il suo carattere fosse forte, schietto e deciso: "Don Giorgis non perdeva occasione per rimproverare di persona (anche sul bollettino, ovviamente senza fare nomi, N.d.R.) chi quel giorno non era andato in Chiesa, anche quando tutta la gente intorno stava ad ascoltare".
Predicatore efficace e apprezzato di esercizi spirituali ai giovani, venne chiamato alla presidenza della Giunta diocesana che esercitò con zelo e competenza.
Egli compì importanti opere di abbellimento e di restauro nelle Chiese della Madonna e di S. Pietro, promuovendo l'erezione di un artistico altare monumento in ricordo dei caduti della grande guerra, che lui stesso aveva affrontato in prima persona, senza preoccuparsi della ingente spesa (50000 di allora): "assai più han dato i Caduti per la Patria e assai più meriterebbe il loro eroismo" scriveva egli stesso nell'ottobre 1926 sulla prima pagina del bollettino, che allora aveva il nome di "L'Angelo delle Famiglie".
Dimostrò il suo zelo anche nella ricerca e nella cura delle vocazioni sacerdotali, tanto che la parrocchia di Bernezzo ebbe, per più anni, il vanto di contare in Diocesi il maggior numero di chierici e seminaristi: in un articolo si rallegrò di aver ripreso, dopo un anno, questo invidiabile primato (ai suoi tempi si contavano circa 17/18 Sacerdoti provenienti da Bernezzo!).
Particolarmente devoto al Sacro Cuore (come dimostra il fatto che a Lui aveva intitolato il salone di S. Pietro e il monumento ai Caduti), più volte Gli aveva affidato la protezione della popolazione di Bernezzo ed esortava i fedeli a pregarlo con devozione.
Anche le ultime volontà di Mons. Giorgis, riportate nel bollettino settimanale del 5 giugno 1954, dimostrano questo attaccamento al S. Cuore di Gesù:
"Cogli occhi fissi nel Sacratissimo Cuore di Gesù, in piena facoltà di mente e di mia libera volontà, dichiaro e nomino mio erede universale il Reverendissimo Seminario Vescovile di Fiesole…Prego i Rev. Miei esecutori testamentari di domandare pubblicamente perdono in occasione dei miei funerali a tutta la popolazione e al clero della città e Diocesi di Fiesole, specie al Capitolo della Cattedrale e al Seminario, per tutte le mie negligenze e cattivi esempi dati sia volontariamente sia involontariamente, ed anche se allontanai dal maggior bene qualcuno in qualsiasi modo... Così come da parte mia sinceramente, davanti al SS. Cuore di Gesù, volentieri perdono quanti mi offesero o mi recarono danno…Negli stessi termini comunichino per scritto la mia sincera domanda di perdono ai Rev. Parroci e alla popolazione dei SS. Pietro e Paolo Bernezzo (Cuneo) ove per 12 anni fui Arciprete, così pure ai parroci ecc. della Chiesa parrocchiale del S. Cuore e di Madonna dell'Olmo, ove per alcuni anni fui Vicecurato. Finalmente, non permettano che l'anima mia venga tormentata con tante vuote e vane parole di funebri elogi sia nel dì della mia sepoltura, sia nelle celebrazioni della mia trigesima. Le preghiere soltanto, senza fiori, siano il mio discorso funebre. + Giovanni Giorgis - Vescovo"
Monsignor Giorgis morì a Fontanelle nella mattinata di venerdì 28 maggio 1954.
Don Bernardino così raccontava, informando i Bernezzesi della scomparsa del loro antico Arciprete, dei suoi ultimi giorni: "A quanti da Bernezzo poterono recarsi fino a ieri al suo letto di agonia Egli raccomandò vivamente di volerlo ricordare tanto nelle nostre preghiere: "Che i Bernezzesi si ricordino sempre di me, io mi ricorderò di loro"; e le sue ultime benedizioni impartite con tanto sforzo e dolore furono ancora per Bernezzo".
La salma di Mons. Giorgis fu sepolta in un primo tempo nella cripta del Duomo di Cuneo; mercoledì 16 novembre 1994 essa venne esumata e trasporta

Torna ai contenuti