don Bernardino Dalmasso
Don Bernardino Dalmasso
Don Bernardino, con i suoi 42 anni di attività pastorale a Bernezzo (2 anni come Vicecurato e 40 come Parroco), rappresenta senza dubbio una delle pietre miliari nella storia della nostra parrocchia.
La sua prima esperienza a Bernezzo come Vicecurato dal 1934 al 1936 ci viene raccontata dall'allora Parroco Don Peano sul bollettino dell'ottobre 1934: "Don Dalmasso Bernardino che da Limone viene in mezzo a noi ha appena 23 anni, ed è stato ordinato sacerdote tre mesi fa. Viene con tutto l'ardore degli anni giovanili, unicamente per fare del bene. Curiosa coincidenza. Nell'anno 1912, nel mese di settembre, da Limone, era venuto Vicecurato un altro don Dalmasso Bernardino, che restava fino al novembre del 1915, quando partiva come Cappellano Militare, e trovava una morte eroica nella grande guerra. Il nuovo Vicecurato ha un solo difetto, che lo metterà poco d'accordo con il nostro bravo sacrestano: non beve vino. Ma forse per il barbera di Bernezzo farà un'eccezione. A nome di tutta la popolazione, specialmente della nostra Associazione Giovanile, di cui sarà l'Assistente Ecclesiastico, porgo a Lui il più cordiale benvenuto."
Anche il nostro sindaco, Cav. Giovanni Vietto ricorda, nel saluto all'Arciprete in occasione della sua morte, quel primo periodo a contatto con la nostra comunità: "Nel 1934 giunse a Bernezzo fresco di ordinazione e con
entusiasmo giovanile e competenza si dedicò ai giovani, essendo un ottimo conoscitore della musica organizzò la cantoria parrocchiale, con scuole di canto 2-3 volte la settimana, portando in auge il canto polifonico, ma curando nello stesso tempo il canto gregoriano di S. Messe e Vespri del quale fu sempre grande estimatore e propugnatore".
Ma lasciamo la parola a don Bernardino "in persona": "Ricordo: la sera del 27 settembre 1934 giungevo a Bernezzo per cominciare il mio lavoro di ministero come Vicecurato, sotto la guida dell'Arciprete don Peano. Ero sacerdote da appena tre mesi, e m'impressionava in quel primo incontro soprattutto la cordialità e il rispetto di questa popolazione verso i Ministri di Dio; mi colpiva in quell'autunno la calma e la tranquillità che regnavano alla sera nel paese. Allora tutte le sere anche alle feste, appena calata la notte, per le vie e per le piazze tutto era silenzio, la gente laboriosa stava ritirata e riposava. Ma alle prime ore del mattino, prima ancora che suonasse l'Ave Maria, già si udivan correre i carri sul ciottolato, i contadini eran già pronti, tornavano ai campi, al lavoro. Quanti bambini avevo d'attorno tutte le sere per la funzione del Rosario e Benedizione! E alle feste? Pareva il finimondo (bolletino 23 agosto 1947)".
Dopo i due anni trascorsi a Bernezzo, fu Vicecurato a Caraglio, dove si dedicò nuovamente alla cura dei giovani, e poi venne nominato Parroco di Bersezio nel 1938, dove rimase fino al 1947.
Il Cav. Giovanni Vietto ci parla del suo coraggio negli anni della guerra: si trovò "in quella Parrocchia di montagna e di confine a condividere con quella popolazione gli orrori della guerra. Per ben due volte subì lo sfollamento: nel giugno del 1940 allo scoppio delle ostilità sul fronte occidentale, assieme agli abitanti dovette abbandonare il paese e venne a Bernezzo per qualche tempo come profugo; poté ritornare su per poco tempo. L'8 settembre 1943 dovettero di nuovo ripartire profughi, abbandonando tutto, e per la seconda volta venne a Bernezzo, da dove sovente, rischiando anche la vita per superare i posti di blocco tedeschi, saliva a Bersezio in bicicletta per andare a controllare per conto della popolazione lo stato del paese occupato. Nel 1945 finita la guerra, nei due anni ancora che rimase a Bersezio, si prodigò instancabilmente per ricostruire sia moralmente sia materialmente la vita di quella comunità, dando fiducia e conforto a chi aveva avuto caduti e feriti e lavorando materialmente con la gente per la riparazione delle abitazioni semidistrutte".
Nel 1947, quando don Peano fu nominato rettore del Santuario di Fontanelle, il vescovo inviò, al suo posto come Arciprete di Bernezzo Don Bernardino Dalmasso, che fece il suo solenne ingresso nella parrocchia il 29 giugno, giorno della festa patronale dei SS. Pietro e Paolo.
Chi meglio di lui ci può descrivere l'emozione di quei momenti: "Ricordo, e quasi ancor mi rintrona negli orecchi, tutto il fracasso di quella giornata, nella quale i Bernezzesi mi offrirono generosamente il loro buon cuore colla tradizionale ed amena giovialità; e ricordo pure le belle promesse che feci allora per iscritto ed a parole (e, dicevo sul serio con tutta la buona volontà) ben conoscendo i doveri e le responsabilità della cura che mi veniva affidata…(bollettino del 17 giugno 1948) "
Da quel momento per 40 anni, di cui gli ultimi 6 lottando con la malattia che lo ha portato alla morte avvenuta venerdì 6 novembre 1987 alle ore 17.55, si adoperò sempre per il bene spirituale e materiale dei Bernezzesi.
Opere a Bernezzo
La Chiesa della Madonna.
Don Bernardino dedicò i suoi primi anni di ministero a Bernezzo in modo particolare all' "abbellimento e riattivazione" della Chiesa della Madonna Sul uno dei bollettini dell'agosto 1950 riassumeva i principali lavori compiuti, anche dal suo predecessore: "…Si era cominciato nel 1937 col risanamento e la liberazione dal materiale con cui era stata interrata e disgraziatamente fu un'impresa veramente colossale con quasi un chilometro di tubatura e un solido getto. Ancora la pavimentazione elevata e ben intonata in grais, la decorazione, le costruzione dei banchi solidi e comodi, il nuovo pulpito, i confessionali ecc. …con un progetto quasi unico ed armonico si completerà così quanto da tempo era nei comuni voti e desideri della popolazione".
Sui risultati di tutto questo lavoro don Bernardino non aveva dubbi: "Veramente la Chiesa della Madonna del Santo Rosario, così come la hanno risanata e messa a nuovo i Bernezzesi, con una serie di lavori straordinari e ben riusciti, è molto bella: strappa delle spontanee espressioni di meraviglia dalla bocca di tutti i forestieri che vengono a visitarla (bollettino del 9 gennaio 1948)".
La sua intensa attività culminò con la consacrazione della Chiesa, in occasione della festa della Natività di Maria SS. in data 8 settembre 1951. Sul bollettino del 1° settembre 1951 egli commentava così questa giornata indimenticabile: "Con tanti anni di lavoro e con molti sacrifici, ecco che abbiamo preparata una bella casa di preghiera, un bel tempio pel Signore e per la Vergine SS. Tutto ormai è pronto perché venga tra noi Monsignor Vescovo per compiere la cerimonia della consacrazione. E' una delle più complesse e lunghe funzioni che sono contenute nel libro Pontificale e riservate al Vescovo…durerà oltre quattro ore …". Ricordiamo qui solo alcune delle operazioni: si cominciò alle tre di notte, con il trasferimento delle reliquie da S. Pietro, accompagnata dalla Veglia alle stesse. Alle ore 6 venne celebrata dal Vescovo una S. Messa ancora a S. Pietro. Egli poi scese alla Chiesa della Madonna per iniziare la funzione di consacrazione, durante la quale la popolazione non poté entrare, fino alla conclusione delle abluzioni all'altare e a tutta la Chiesa. Nel 1957 completò l'opera iniziata 10 anni prima: la sede parrocchiale fu trasferita da S. Pietro alla Chiesa della Madonna.
Già nel 1948 vennero cominciati i lavori per l'erezione della canonica a ridosso della Chiesa: "Dobbiamo senz'altro cominciare. Tocca al Parroco e a voi tutti parrocchiani di Bernezzo. Voi lo sapete bene che la casa del Parroco è la casa di tutti. Facciamo dunque la nuova casa canonica se davvero la volete. Mettiamoci all'opera. In questo mese di gennaio s'hanno da preparare e trasportare le pietre. In febbraio sabbia e legname, e poi avanti nel nome del Signore, senza troppa paura".
Inoltre don Bernardino fece trasferire nella Chiesa della Madonna, nella cappella a fianco del presbiterio, il monumento ai Cadutinel maggio del 1951 sotto la direzione dell'ing. Ferruccio Donazzan, originariamente collocato a S. Pietro.
La cura per la Chiesa della Madonna da parte di don Bernardino non si limitò a questi lavori: nel 1982 egli si prodigò per il rifacimento del tetto sulla navata centrale. "Fu rifatto perché le vecchie capriate in gran parte (5 su 9) fradice non poggiavano più sui muri laterali ma eran puntellate sulla volta con un incombente pericolo". Queste parole sono riportate nel "Canto del Cigno sulla Chiesa della Madonna", letto dal Parroco in sala comunale il 14 giugno 1985, con cui don Bernardino denunciava lo stato di degrado della Chiesa (soprattutto del tetto, che secondo lui rischiava di far crollare tutta la chiesa perché mal realizzato). Nel cuore di don Bernardino molti erano i progetti ancora riservati a quell'edificio, che non poterono essere realizzati principalmente a causa della malattia, che da alcuni anni cominciava a minare fortemente la sua tempra.
Il salone parrocchiale.
Un'altra opera realizzata sotto la "direzione" di don Bernardino fu il complesso delle opere parrocchiali, situato di fronte alla Chiesa della Madonna, che comprendeva il salone per il teatro e le aule catechistiche. Per molti anni questo edificio fu anche sede delle scuole medie, trasferite poi dall'amministrazione comunale nella nuova sede verso il 1989.
La formazione cristiana.
Fu una delle attività in cui egli si impegnò più a fondo, dimostrando austerità e rigore. Molte erano le opportunità che egli coglieva per arricchire spiritualmente i singoli e tutta la comunità: dalle prediche, al catechismo ai ragazzi, alla scuola per l'Azione Cattolica.
Molti ricorderanno sicuramente le sue lezioni di catechismo (egli preparava direttamente i ragazzi che si accostavano ai Sacramenti, anche con lezioni al mattino prima dell'orario scolastico; normalmente si riservava la metà dell'ora di catechismo per impartire lezioni sulle Sacre Scritture a "classi unificate") e la correzione meticolosa dei compiti assegnati di volta in volta.
Lo spirito missionario e le vocazioni sacerdotali.
Nel 1950, si evince dai suoi articoli, erano al lavoro "nella mistica vigna del Signore" ben 24 sacerdoti, dei quali 20 come Parroci e Viceparroci nella Diocesi di Cuneo e 4 "in un campo di lavoro più lontano, al di là dei mari e dell'Oceano", ma già don Bernardino, cosciente di quella che sarebbe stata la crisi di vocazioni negli anni seguenti, si prodigava esortando le famiglie bernezzesi a non vantarsi solo degli attuali Sacerdoti al lavoro, ma ad "impegnarsi per non lasciare andar perduta nessuna vocazione che il Signore voglia suscitare nell'anima dei nostri bambini". E vedeva lontano: dopo l'ordinazione di don Pasquale Luciano nel 1954, per otto anni non avrebbero potuto esserci altri Sacerdoti a causa della mancanza di Chierici. Nel 1980 quando i sacerdoti di Bernezzo erano ancora 14, scriveva: "Le file del Clero Parrocchiale si sono notevolmente ridotte e dimezzate…oggi l'età del nostro clero va dagli anziani di anni 71 fino ai più giovani di anni 30; ma dobbiamo constatare che la maggioranza è oltre la cinquantina e molti dovranno, loro malgrado, rinunciare alla cura delle Parrocchie ove sono impegnati già da tanti anni".
Il bollettino parrocchiale e le ricerche sul passato della Parrocchia.
Durante tutti i 40 anni di lavoro a Bernezzo, esclusi i periodi di malattia, don Bernardino portò avanti con impegno e passione il bollettino parrocchiale che, da cadenza mensile, già con il suo predecessore era diventato settimanale, e richiedeva un grosso impegno sia manuale e intellettuale sia finanziario (era infatti pubblicato su "La Guida" dietro pagamento di un canone diventato in certi periodi quasi insostenibile). E' anche grazie a questo formidabile strumento "custode" di notizie e al suo redattore che oggi è stato possibile ricostruire la storia dei parroci a cui dedichiamo queste pagine e recuperare altre informazioni preziose. A questo si aggiungono le decine di quaderni ricchi di appunti liturgici per ogni giorno dell'anno e di note sugli avvenimenti della parrocchia e le ricerche sulla Parrocchia (sui suoi predecessori, sulle Chiese, ecc.).
Le sue attività materiali.
Fedele al motto dei monaci benedettini "Ora et labora", alla cura spirituale della Parrocchia don Bernardino accompagnò molte attività manuali e concrete. Tra le altre cose fu muratore, falegname, fabbro, idraulico, restauratore e anche un valente apicultore. Nonostante tutti questi interessi e attività, era sempre a disposizione dei suoi parrocchiani per "distribuire" loro una parola di conforto, di consolazione e di aiuto, a seconda dei casi.
Qualche… cifra.
Consci di non poter ricordare tutto l'operato di questo operoso ministro di Dio, ci limitiamo a riportare alcune delle cifre (raccolte dal suo successore, Don Giovanni Rivoira, in occasione del primo anniversario della morte di don Bernardino) che hanno caratterizzato il lungo periodo dal 1947 al 1987:
403 battesimi amministrati personalmente;
182 matrimoni;
759 morti, di cui 347 assistiti da lui con l'Unzione dei Malati;
7 Viceparroci si sono avvicendati dal 1970: don Macagno, don Piccinoli, don Giodano, don Otta, don Ramero, don Torterolo e infine proprio don Giovanni Rivoira, suo successore.