don Pietro Durbano
Don Pietro Durbano
Nacque a S. Pietro di Monterosso il 21 febbraio 1818 e fu parroco di Bernezzo per tutta la seconda metà del secolo (dall'8 gennaio 1843 al 1896). "Vinse la parrocchia dei SS. Pietro e Paolo quand'era ancora diacono del seminario di Cuneo per concorso canonico dopo la morte di don Dellerba Bartolomeo di Boves (don Bernardino Dalmasso "I nostri Pastori" Bollettino del 14 novembre 1986) ".
Venne nominato il 3 gennaio 1843 e fece il suo ingresso ufficiale l'8 giugno.
Così lo ricordava ancora don Bernardino: "Senza far torto a tutti gli antichi Priori e a tutti gli Arcipreti di Bernezzo credo sia doveroso affermare che è proprio a questa imponente, coraggiosa e dotta figura di Sacerdote che la nostra Parrocchia va debitrice di tutte le sue più belle e generose istituzioni. Monsignor Pietro Durbano è ricordato con venerazione da tanti dei nostri vecchi parrocchiani, e la sua salma riposa in piedi nel camposanto di sua costruzione (bollettino dell'11 luglio 1953) ".
"Fin dall'inizio del suo ministero don Durbano si distingue per il notevole impegno sia dal punto di vista religioso sia nell'aiuto materiale di tutti i parrocchiani e in particolare dei più bisognosi.
Amico personale di don Bosco, il Santo Patrono della Gioventù, cura particolarmente l'istruzione religiosa dei giovani, insegnando loro la dottrina cristiana, ma non trascura di certo gli adulti e, da buon oratore qual è, cura per ben 54 anni l'istruzione parrocchiale (fino alla sua morte, avvenuta il 20 marzo 1896)…Apparentemente sembra un ministero facile e tranquillo ma, come si dice, con le rose ci sono anche sempre le spine e infatti nella seconda metà dell'Ottocento, all'interno dell'amministrazione comunale bernezzese, si diffonde sempre più un sentimento di anticlericalismo e addirittura, con alcune delibere tra il 1867 ed il 1869, vengono eliminate dal bilancio del comune tutte le spese di culto.
Anche don Durbano ben presto viene preso di mira e tacciato di essere uno dei principali esponenti della società reazionaria dei "paolotti" (Pier Angelo "Don Durbano" su un Bollettino del 1991) ".
Nonostante le difficoltà incontrate nel lungo periodo di permanenza, molte sono le opere per cui questo Arciprete può essere ricordato e ringraziato e che sottolineano la sua personalità poliedrica.
L'organo Nel 1844, pochi mesi dopo il suo ingresso in parrocchia affrontò subito una spesa consistente: un nuovo organo acquistato dalla ditta Amedeo Bussetti per la cifra di 1700 lire e pagato in più rate.
Per avere un'idea dell'onere basti pensare che all'epoca il bilancio annuale della parrocchia si aggirava intorno alle 1200/1500 lire.
Il nutrimento spirituale e …materiale dei suoi fedeli. Nella casa canonica di san Pietro egli fece costruire il forno per cuocere il pane di mescolo. Dopo la S. Messa Grande sulla porta della canonica lui stesso distribuiva le pagnotte agli adulti che provenivano dalle alte frazioni come Bagôt , Benesi o dalla campagna. La gente mangiava quel poco a ridosso della chiesa o dove un tempo sorgeva la vigna. Poi tutti rientravano in chiesa per partecipare ai Vespri e all'istruzione cristiana che durava un'ora e si svolgeva dai Santi fino alla festa di Pasqua.
La Chiesa di S. Pietro.Nel 1852 venne costruita la nuova sacrestia, su disegno dell'arch. Antonio Bono, e arricchita dalle decorazioni del pittore Francesco Agnese originario di Caraglio. Alcuni anni dopo lo stesso pittore, con la collaborazione del monregalese Andrea Vinay, si adoperò per la ristrutturazione e l'abbellimento della Chiesa.
Negli anni dal 1870 al 1893 vennero costruiti prima l'altare maggiore, poi gli altari laterali di S. Giuseppe, del S. Cuore di Maria, di S. Sebastiano e del Suffragio, tutti in marmo pregiato di Carrara.
Don Bernardino gli attribuisce anche quei lavori di inversione della Chiesa che invece don Ristorto Attribuisce oltre un secolo prima al Priore don Ripa.
La Chiesa della Confraternita della B. V. Annunziatanegli anni '60 venne ristrutturata e potè allietare le giornate di festa con il suono di una nuova campana.
La cappella di S. Giacomo. Anche questa cappella subì una ristrutturazione sostanziale dal momento che il pavimento venne elevato e dotato di palchetto. Nel 1868 don Durbano consacrò la campana e acquistò un'icona opera del pittore Battista Arnaud.
Per la Chiesa della Madonna don Durbano procurò le pile dell'acqua santa in marmo bardiglio di Valdieri nell'anno 1880.
La cappella di S. Bernardo. Sempre nel 1880 venne costruito il campanile della cappella.
La congregazione della carità. Don Bernardino nel bollettino del novembre 1986 ricordava l'esistenza di un pesante scaffale che conservava i registri e le bollette o buoni per il prelievo di viveri e medicinali che il parroco destinava ai tanti bisognosi del paese, allora sovraffollato, povero e spesso colpito da siccità e grandinate.
Lo scrittore. Don Durbano era anche redattore del "Nuovo Cittadino", il quotidiano cattolico di Genova, ed era corrispondente di altri giornali e settimanali, per cui spesso si recava lontano da Bernezzo. "Nella Biblioteca Parrocchiale restano, rilegate in pelle, le annate di quel giornale cattolico che aveva la sua penna nel Cuneese. Come intimo amico di San Giovanni Bosco gli fu di aiuto per le "Letture Cattoliche" e gli fornì ottime vocazioni come don Tomaso Chiappello, ucciso a Caserta, e il famoso Giuseppe Garino che in Pastina fondò le famose cantine".
Il consigliere del vescovo. Come già sottolineato in precedenza quegli anni erano caratterizzati, oltre che dalle guerre per l'Unità d'Italia, anche dal liberalismo imperante e non mancavano le difficoltà per le Diocesi (Legge Siccardi, soppressione di benefici e congregazioni religiose). Don Durbano preparò a Bernezzo la Camera riservata al Vescovo che si fermava con lui anche per più giorni per maturare decisioni importanti.
La società operaia. Una grande bandiera ricorda la fondazione di quella importante Società, sorta in quei tempi per rivendicare i diritti dei lavoratori in quella fase di evoluzione industriale che avrebbe fatto maturare le Encicliche Sociali "Rerum Novarum"..
La fonte Ciatalin e il mulino di S. Pietro furono potenziati con la posa di tubi ardesiani e delle canalizzazioni a quei tempi di proprietà della parrocchia.
L'Asilo Infantile. L'ultima opera in ordine di tempo e fra le più importanti fu la costruzione dell'Asilo che portava il suo nome. Nel 1888, il 1° gennaio, quando ormai aveva raggiunto la venerabile età di 70 anni vide eretto in Ente Morale l'Asilo a cui avrebbe dedicato gli ultimi anni di vita e lasciato tutti i suoi averi. Grazie all'aiuto economico di don Giovanni Beltritti e dell'avv. Luigi Armitano, riuscì a portare a termine il suo sogno di accogliere i bambini bisognosi che, ricordava don Bernardino, a quei tempi erano quasi un centinaio.
L'edificio sede dell'asilo "Don Durbano" ha continuato la sua attività fino ad una decina di anni fa, quando è stato trasferito nei nuovi locali comunali, per poi lasciare il posto alla Casa di Riposo Don Dalmasso…ma a questa opera così benemerita spetta tutto un discorso a parte.