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La Maddalena

Cappelle

La Cappella della Maddalena


La Cappella dedicata a S. Maria Maddalena è probabilmente la chiesa più antica di Bernezzo e la più ricca di storia (è "sopravvissuta" a ben due ondate di barbari). Sorge su uno sperone roccioso nel verde della vegetazione e domina dall'alto tutta la pianura e il paese di Bernezzo. Doveva sorgere una Chiesa già nel V secolo (secondo quanto riportato da don Bernardino sul bollettino del 9 febbraio 1978), "ne fa fede uno spezzone di muro che avanza in direzione anormale ad angolo, tra l'absidiola romanica (secolo XI) e la Chiesa del secolo XVII. In quel punto si incontrano tre momenti di storia cristiana ad archi di 600 anni di distanza (anni 400-1000- 1600), con tante vicende dolorose purtroppo per le nostre terre".



       Storia


La primitiva Chiesa venne distrutta dai Saraceni, durante una delle calate di "barbari" tra i più feroci, che devastarono anche i piccoli centri come il nostro (oltre alle Abbazie di Pedona a Borgo S. Dalmazzo, di Villar S. Costanzo e Novolessa in val Susa): restano pochissimi segni di quell'edificio nei blocchi di pietra squadrata e nei tufi utilizzati nelle opere successive; andarono invece perse tutte le colonne, gli architravi e i capitelli scolpiti.
Passata la bufera, venne ricostruita nel XI secolo una Chiesetta in stile romanico "con la piccola abside, a

pianta irregolare ad imbuto e quasi orientata seguendo la direzione orografica della montagna. Più accurata e alquanto posteriore è l'opera del campanile romanico che emergeva sulla piccola chiesa e faceva echeggiare a valle il suono della campana (del peso di 79 kg, consacrata da don Durbano il 18 aprile del 1875).".
Anche di questa chiesa romanica rimane ben poco (sostanzialmente solo l'abside), poiché dopo la calata dei Gallo-Ispani, negli anni dal 1709 al 1715 tutte le chiese di Bernezzo vennero rimanipolate e anche la Cappella della Maddalena subì delle modifiche.
Lungo il lato sud essa fu sventrata e allungata fino ad assumere la forma attuale e furono realizzate la volta barocca in cotto, le finestre ovali ecc.
"Altri lavori si susseguirono: per l'eremita ai primi del 1800 si costruì la casetta addossata disgraziatamente al campaniletto romanico che resta così ridotto quasi a comignolo. Di quegli anni è pure l'avamportico, malamente ancorato sulla facciata della chiesa".
Nel secolo scorso sorse ancora un'importante costruzione a fianco della Chiesa: un nuovo campanile, progettato gratuitamente dall'arch. Angelo Albertini di Brescia e realizzato dal capomastro Bergia Vittorio, con la collaborazione degli abitanti di Bernezzo non solo per le offerte, ma soprattutto per il trasporto di sabbia, mattoni e altri materiali necessari.


Il campanile

alto 14 metri, termina con una guglia formata da un blocco di cemento armato in quattro romboidi, sormontati dalla croce. La spesa per costruire quell'imponente opera ammontò a 10.000 lire.
Il 13 giugno del 1930, in occasione della festa di S. Maria Maddalena, venne solennemente benedetta la nuova campana, fornita dalla ditta Bianchi di Varese e pesante 188 kg (il castello in ghisa da solo pesava 175 kg).
La spesa comprensiva del trasporto fu di 3.000 lire, senza contare le cinquanta giornate di lavoro dei volenterosi che con venti mine e a colpi di mazza procurarono il materiale per la costruzione.
Don Giorgis descriveva così quella giornata sul bollettino dell'agosto 1930: "Domenica 13 luglio venne solennemente benedetta la nuova campana della Maddalena, essendo padrini il Sig. Cav. Geom. Sebastiano Sorzana e la S.ra Maestra Clementina Gallice. Venne prima celebrata la messa in canto con discorso sulla Santa; l'Arciprete quindi impartì la benedizione recitando coi Sacerdoti e Chierici, che facevano corona alla campana, le preghiere di rito; rivolse poi il saluto di

gioia al sacro bronzo e l'inno di grazie a Dio…Le robuste braccia di alcuni giovani, sotto la direzione del capomastro Bergia, facevano salire il bronzo benedetto, unito al castello in ghisa, fino alla cella campanaria, dove era prontamente collocata, e donde faceva echeggiare, attraverso le colline, le vallate e la pianura di Bernezzo, le sue note squillanti argentine in Do naturale…"


Gli affreschi


Nel catino interno della piccola abside di appena 4 m di diametro si conserva il più antico affresco che si può osservare a Bernezzo che vanta la venerabile età di circa 1000 anni. "Sono effigiati tutt'attorno alla parete semicircolare, ritti e con i loro simboli i dodici apostoli nelle linee rigide e severe dello stile bizantino. L'opera risale al secolo XI.
Ciò che si vede dell'affresco ancora da restaurare curiosa processione secondo lo stile e l'antica tradizione cristiana della cosiddetta "Bibbia Pauperorum". I cristiani entrando nelle primitive chiese per la celebrazione eucaristica si vedevano attorniati proprio là dov'era

l'altare da tutti gli Apostoli e dalla lunga fila anche di altri Santi del cielo per entrare nel mistero della comunione dei Santi che si univano a Gesù… Quest'opera (affresco bizantino) di cui possiamo tenerci orgogliosi ripristinato per opera della Soprintendente alle opere artistiche del Piemonte…(don Bernardino su un bollettino del 1997) ".
Daniel Kar*** contribuisce alla descrizione degli affreschi, a suo parere di stile romanico, nell'articolo intitolato "Affreschi dell'alto medioevo nei boschi di Bernezzo", risalente al 1977.
"Noterò che al centro dell'abside è ricavata una nicchia abbastanza profonda…partendo da sinistra, la zona presenta una serie di personaggi che recano in mano chi un libro, chi una pergamena arrotolata; i colori non sono molto vivaci, la delineazione delle figure è molto marcata e evidenziata dalla tipica tecnica romanica del nero e dell'ocra, tutti questi personaggi però disgraziatamente hanno subìto la pena della decapitazione, non si è riusciti a scorgere neppure una testa, perché si perdono nella zona deteriorata.

Si ha l'impressione che la parte superiore sia crollata e in seguito fu riattata con uno strato di malta povera cioè con abbondanza di sabbia. Dalla parte destra della nicchia invece continua la serie dei Santi ed è visibile la meravigliosa figura di pretto stile romanico…una faccia meravigliosa con due occhi, a mandorla cerchiati con le sopracciglia arcate, la barba e l'aureola. Questa figura richiama i Christos Pantocratos dei catini delle absidi romaniche, anche se ovviamente non si tratta di un Cristo, ma di un Santo, che non mi è possibile denominare… Anche questa figura presenta due grandi mani segnate e un panneggiamento a strisce che è difficile definire…

I colori di tutto il tratto scoperto non sono della vivacità dei dipinti e degli affreschi della Chiesa della Madonna o dell'affresco all'esterno dell'abside della Chiesa di S. Pietro che recano segni dello stile gotico e degli artisti di un'epoca posteriore. Lo stile, l'opacità della colorazione, l'incertezza del tratteggio richiamano la pittura romanica più antica delle nostre parti e riportano il discorso su delle pitture romaniche caragliesi: l'Angelo alato e la greca del sottotetto della Chiesa romanica di S. Paolo di Caraglio e le tre teste dipinte e che vanno scoprendo su una casa di via Brofferio".

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