Vai ai contenuti

memoria don Vietto

Chiese > di S. Anna

Memorie della Neo-Parrocchia di
S. Anna - Bernezzo


       Queste memorie sono composte da numerose pagine, se lo desiderate potete scaricarle in formato pdf. scarica documento pdf.

In questa sezione sono riportate le pagine più significative delle memorie indirizzate da don Vietto al suo successore, in modo che quest'ultimo potesse ripercorrere la storia e le tradizioni della comunità di S.Anna. Queste memorie coprono il periodo compreso tra gli anni 1917-1950 e permettono di ricostruirne gli avvenimenti principali e le tradizioni: per comodità di lettura sono state suddivise in diverse sezioni

Caro mio successore, non ti sia discaro leggere queste povere memorie, ch'io sono per lasciarti conformi a verità.
Tu non puoi comprendere quanta pena provai nel venire come rettore - cappellano in questa succursale agli undici del mese di aprile 1907, e non trovare nulla di scritto riguardante la Chiesa e le sue evoluzioni nel tempo.
L'unico documento era quel libro dei conti, conservato nell'archivio parrocchiale, e ch'io non ho potuto vedere, se non dieci anni dopo, perché era gelosamente tenuto e conservato dall'Arciprete di Bernezzo, Teol. Bartolomeo Dell'erba.
Coll'interrogare i vecchi e specialmente coll'aiuto del mio antecessore D. Renaudo Carlo, ho potuto compilare l'elenco dei Molto Reverendi Sig. Cappellani-Rettori di questa Chiesa allora succursale e presentemente Parrocchia. Ho fatto un quadretto ad perpetuam rei memoriam, che tu troverai in questa casa canonica, ed io per tua maggior comodità qui trascrivo, cominciando da un certo

  • D. Garino Giovanni, nativo di questa frazione, è il primo del quale si conserva memoria dalla tradizione e tenne questa Rettoria dall'anno 1832 all'anno 1850.

  • D. Ghio Antonio - nativo di Caraglio dall'anno 1850 al 1852

  • D. Arneodo Pietro - nativo di S. Pietro Monterosso dall'anno 1852 al 1856

  • D. Revello Pietro - nativo di Valgrana dall'anno 1856 al 1859

  • D. Brignone Costanzo - nativo di Caraglio dall'anno 1859 al 1861

  • D. Argenta Antonino - nativo di Chiusa Pesio dall'anno 1861 al 1864

  • D. Zurletti Vincenzo - nativo di Cuneo dall'anno 1864 al 1869

  • D. Daniele … - nativo di Peveragno dall'anno 1869 al 1874

  • D. Davino Giuseppe - nativo di Boves dall'anno 1874 al 1875

  • D. Fiandrino Paolo - nativo di Festiona dall'anno 1875 al 1878

  • D. Cucchietti Pietro - nativo di Montemale dall'anno 1878 al 1884 (Vacante un anno)

  • D. Mattalia Pietro - nativo di Bernezzo dall'anno 1885 al 1886

  • D. Delfino Enrico - nativo di Bernezzo dall'anno 1886 al 1887

  • D. Renaudo Carlo - nativo di Borgo S. Dalmazzo dal 1887 al 1907

  • D. Vietto Francesco - nativo di Bernezzo dall'anno 1907 al 1917


Prima ancora ch'io cominci la storia dell'erezione di questa Parrocchia, permetti ch'io ti ricordi per sommi capi le cose più salienti, che specialmente mi colpirono nel mio primo decennio come Rettore di questa Succursale.
Necessariamente questa Chiesa di S. Anna come cappellania dipendeva completamente dalla Parrocchia di Bernezzo.
  Aveva un'amministrazione composta d'un Rettore durante in carica per un triennio, poteva però essere rieletto per una seconda volta tanto (=soltanto).
  Il suo ufficio principale era di raccogliere il cotizzo del Cappellano, e provvedere il buon andamento di tutta l'amministrazione. Vi erano poi quattro massari due per S. Anna e due per S. Magno. Di questi quattro duranti in carica per un biennio, due erano scelti nella Frazione e due in Bernezzo. Il loro ufficio era per quei due di Bernezzo di intervenire alle feste di S. Anna e di S. Magno e nel giorno della S. Sindone per andare coi loro Sciri incontro alle compagnie di Bernezzo, e di raccogliere l'elemosina in Chiesa in quelle circostanze; per quei due della Frazione, l'ufficio era più gravoso, poiché dovevano ogni Domenica e festa di precetto, il Massaro di S. Anna, e nell'ultima Domenica del mese, quello di S.Magno, recitare pubblicamente dal coro il S. Rosario ed intonare le Litanie della Madonna, e raccogliere l'elemosina in Chiesa.
  In quei anni che si faceva stampare i cosiddetti "Sonetti" i massari della Frazione li distribuivano in S. Anna, e quei della villa in Bernezzo.
  Il Cappellano doveva fare il suo dovere e tenersi estraneo da ogni cosa. Doveva unicamente dimostrare il suo zelo colla semplice dipendenza dall'amministrazione e dal Parroco. Trovava bello e comodo che il cosiddetto Rettore s'incaricava di raccogliere il cotizzo ed ad ogni trimestre portava al Cappellano 150 lire, però il 1° gennaio, forse per augurio di Buon capo d'anno ? gliene portava 200; come vedi lo stipendio consisteva in 650 lire annue, oltre la colletta delle castagne, e 100 lire pel Catechismo straordinario di quattro mesi, legato lasciato dal sempre compianto e carissimo Mons. Durbano D. Pietro Arciprete di Bernezzo. Come puoi osservare tra una cosa e l'altra non c'era da lamentarsi in tempi normali, nei quali ogni capo di roba era a buonissimo prezzo.
  L'obbligo del Cappellano era di dire la S. Messa nelle Domeniche e nelle altre feste comandate; visitare gli ammalati e recitare il S. Rosario nelle sere della Novena di Natale, la quale a proposito, prima che qui fosse Parrocchia, fu sempre solennissima per concorso della popolazione. Nei giorni di Domenica, suonata la S. Messa, recitato il S. Rosario, cantate le Litanie, il Cappellano andava all'altare, recitava pubblicamente colla popolazione le orazioni del mattino, poi celebrava la S. Messa, dopo la Comunione della Messa, teneva un fervorino.
  Finita la Messa, procurava di fare il catechismo dei ragazzi per lo spazio di circa ¾ d'ora, il che terminato il Cappellano poteva dire: Functus officio.
  Il SS.mo Sacramento qui non si conservava che nella Novena di Natale.
  L'unica stacca era quella del Battesimo, però i parenti erano obbligati ad andare a consegnare i neonati alla Parrocchia di Bernezzo e portavano al Cappellano la delegazione per iscritto volta per volta, onde si poteva concertare l'ora, e con tutta buona gente, raramente poteva succedere qualche dispiaceruccio ".inizio pagina

Erezione della Chiesa di S. Anna in Parrocchia autonoma


  Nell'anno 1916 ai 18 di giugno passò a miglior vita l'Arciprete Teol. Dellerba, e venne nominato Economo spirituale di Bernezzo il M.R. (molto reverendo) D. Golé Giovanni. Il quale nel quarto mese della sua economia già procurò la visita pastorale e Mons. Vescovo F. Natale Gabriele Moriondo ai 16 di ottobre 1916, venne solennemente ricevuto dai parrocchiani di tutta Bernezzo. Volle visitare anche la Cappella di S. Anna, anzi cosa forsi mai succeduta, invitato venne a celebrare la S. Messa la mattina del lunedì 17/10/1916. - La prima volta che un vescovo celebrasse in questa Chiesa, almeno a memoria d'uomo. Volle visitare tutto l'alloggio, s'informò di tutto, eloggiò la Chiesa e la popolazione, gia col progetto in testa di convertire questa Chiesa in Parrocchia, però non fece cenno né a me, né ad altri. - Passarono una quindicina di giorni e l'Economo D. Golè si portò in Curia per i suoi affari. Il Vicario generale Mons. Can. Abbà, credendo che Mons. Vescovo già avesse manifestata la sua idea su S. Anna, così salutò il D. Golè: "O della Parrocchia nuova" - Cadde egli dalle nuvole, protestandosi di non saper proprio niente. - Allora il Vicario gli spiega come un benefattore occulto disponeva per la dote L. 800 annue alle quali aggiungendo L. 200 - rendita delle Cartelle di S. Anna, si avrebbe avuto la somma di L. 1.000, beneficio richiesto per una nuova Parrocchia.
  L'Economo D. Golè riceve la notizia fresca, fresca, non parla ad alcuno; m'aspetta in Canonica a Bernezzo, e credendosi ancor egli ch'io fossi consapevole di tutto, mi fa uno scherzevole rimprovero sul mio silenzio. A questa mirabolanda notizia, s'egli era caduto dalle nuvole, io caddi addirittura dalle stelle, e protesto di non saper proprio niente, anzi di non aver mai concepito il minimo pensiero. Figurati! Chi poteva immaginare che questa Chiesa di S. Anna si sarebbe convertita in Parrocchia? mentre si stentava a pagar quel meschino cotizzo, che tu puoi ancora rilevare dalla lista dei contribuenti, conservata nell'Archivio parrocchiale?
  A dir il vero, in quest'anno di guerra e di disgusto, e specialmente per la propaganda del giornale-massonico, che spingeva tutti, ma specialmente l'ignorante gente di campagna a calunniare il Clero in tutti i modi; prima perché il Clero si mantenne neutralista, - poi perché causa della guerra - finalmente per disfatismo, quindi catture, processi, ingiurie, diffidenze in maniera che in qualunque luogo passava il sacerdote veniva guardato di cattivo occhio, invigilato dai carabinieri specialmente nella predicazione, e tenuto causa di tutte le miserie, naturali conseguenze della guerra, e guerra di tal fatta; onde non solamente io ed i migliori della popolazione avevamo un pensiero al mondo di far Parrocchia, anzi si temeva fortemente che molti esaltati non avrebbero più pagato il Cappellano, e questi si sarebbe trovato nella necessità di trasferire chi sa dove il suo domicilio, e la frazione restare senza sacerdote. […]
  Io avevo ricevuta la Domenica sera dall'Economo D. Golé la notizia che la Cappellania di S. Anna sarebbe stata eretta in Parrocchia. A dir la verità questa notizia da principio fu per me una gran sorpresa, mi pareva una cosa incredibile, mi figurava una burla; e poi conchiusi se saranno rose fioriranno. Venni a S. Anna un po' agitato, comunicai la notizia unicamente alla mia vecchia madre ed alla sorella e mi disposi ad attendere l'evento.
  Passarono pochi giorni ed io ricevetti una lettera dalla Curia in data 4 novembre 1916; colla quale il Vicario generale mi confermava la notizia, invitandomi a presentarmi in Curia per concertare il da farsi. Mi porto in Curia. Il Vicario comincia a dire che una persona disporrebbe una parte della dote, se caso mai io sapessi qualcuno potesse completare la somma richiesta, si potrebbe...
  Io a dir il vero, conoscendo la mia incapacità e mai avendo avuto l'intenzione di divenire parroco, pensando alla grave responsabilità ed a tutte quelle altre difficultà che potrebbero nascere, tanto più dopo la vita tranquilla di semplice Cappellano, gli risposi: "Senta Mons. Vicario, ci sono tanti sacerdoti ricchi, i quali potrebbero disporre somme, mi faccia solamente il favore di assegnarmi un posticino un po' comodo, non tanto per me, ma per la mia vecchia madre di 85 anni, ed io ben volentieri cedo il posto".
  Il Vicario ridendo rispose: "Non saprei chi sia quel sacerdote che porterebbe i suoi denari lassù, e poi sembra che Mons. Vescovo d'accordo col benefattore abbiano nominato lei. Ad ogni modo io parlerò ancora una volta col Benefattore e la renderò avvertita riguardo a cominciare la pratica".
  Non trascorsero una ventina di giorni e la Curia nuovamente per mezzo dell'Economo D. Golé mi fa sapere dì dar subito fuoco alla pratica. Era il 23 Novembre 1916 ed io invito in casa della Cappella tutti i Rettori viventi in numero di sette e tutti rispondono all'appello: 1 Borsotto Giovanni, 2 Borsotto Pietro, 3 Bergia Giuseppe, 4 Marchiò Giuseppe, 5 Armando Antonio, 6 Audisio Giovanni, 7 Bodino Giovanni.
  In questa prima seduta io non feci altro che leggere loro la lettera del Vicario generale, comunicante la notizia. Immaginati la loro sorpresa! Tutti d'accordo si decidono di radunare tutti i massari di S. Anna e di S. Magno della Frazione esistenti in vita per la serata dopo, e questi quasi in massa assieme ai Rettori rispondono all'invito: 1. Bergia Bernardo - 2. Delpiano Giovanni - 3. Mattio Giuseppe Antonio - 4. Audisio Stefano - 5. Delfino Francesco - 6. Giordana Bartolomeo - 7. Bergia Giovanni - 8. Delpiano Giovanni Battista - 9. Bruno Giovanni - 10. Marchiò Antonio - Il. Borsotto Giovanni 12. Delpiano Giovanni - 13. Mattio Sebastiano militare in licenza - 14. Garino Giacomo - 15. Armando Giovanni.
  In questa seconda seduta si decide per una commissione allo scopo di passare a raccogliere le firme, e si formano due squadre.
  La prima composta di tre, per passare alle case situate nella parte superiore di S. Anna: Sig. Armando Antonio, Sig. Audisio Giovanni ed il Sig. Bergia Giovanni.
  La seconda squadra composta di quattro per raccogliere le firme da S. Anna alla borgata Piluncian, cioè tutte le case che appartenevano alla Cappella e che pagavano cotizzo: Sig. Bodino Giovanni, Sig. Mattio Sebastiano, Sig. Delfino Francesco ed il Sig. Bruno Giovanni.
  Nella stessa seduta si decide di firmarsi tutti i presenti, e tutti con trasporto si firmarono.
  Il giorno dopo si passa di casa in casa, e tutti volentieri posero le firme, eccetto: I. Delfino Giorgio Antonio sordo ed illetterato - 2. Borgna Pietro, assente - 3. Borgna Giacomo - 4. Serra Giuseppe fu Battista - 5. Il fratello Serra Battista - 6. Serra Giuseppe fu Giuseppe, assente - 7. Serra Giuseppe fu Giacomo e tutti questi presenti si rifiutarono; nota ancora tutti costoro appartengono alla Borgata Piluncian.
  I fratelli Garino Giacomo e Francesco (mul) assenti - Serra Giovanni fu Giuseppe (massulin) e Bergia Battista (barlan) diedero risposte da insensati.
  Avute le firme le porto in Curia, e subito faccio osservare che alla Borgata Piluncian su diciotto famiglie, sei sono contrarie.
  Il Vicario risponde: "Se su diciotto famiglie, dodici sono contente delle altre sei non se ne tiene conto. Si vada pure avanti nella pratica".
  Faccio venire da Caraglio il geom. Gautero per le relazioni legali, e si procurano tutte quelle altre formalità richieste per erigere una Parrocchia autonoma. Ma ecco subito nascere le contrarietà.
  Gli abitanti del Piluncian si montarono la testa, o meglio se la lasciarono montare da molti di Bernezzo, e chi si distinse, ad onore del vero, con rincrescimento devo ripeterlo, fu il mio antecessore D. Renaudo Carlo. Varie volte fu visto al Piluncian a discorrere con le famiglie. Fatta la relazione alla Curia, fu chiamato d'ufficio ed il Sig. Vicario generale disse a me che il D. Renaudo non negò, e nello stesso tempo promise silenzio. Ma che vuoi? La volpe perde il pelo, ma non il vizio; nonostante la ramanzina egli continua tranquillamente la sua propaganda avversaria. Intanto che cosa succede?
  I piluncianesi nei tragici vortici della guerra, non pensarono proprio più niente agli avvenimenti della patria, ma giorno e notte, l'unico loro discorso era sul pentimento di aver posta la firma, e cercarono tutti i mezzi per ritirarla.
  A questo punto debbo farti osservare che purtroppo anche l'Economo D. Golè, sebbene da me non richiesto, ma volontariamente protestasse di aiutare i santanesi, poi forsi pentitosi di tanta promessa, per la speranza di restar Arciprete di Bernezzo, si adattò di formolare ai piluncianesi una intestazione per una controfirma.
  Tutti gli abitanti di quella borgata si controfirmarono, non eccettuati i due ex massari di S. Anna - Delfino Francesco (sacola) e Bruno Giovanni (nibia) - dopo aver avuto il coraggio passare a raccogliere le firme nella propria borgata e su fino a S. Anna.
  Questa facienda mi dette sui nervi; scrivo loro una lettera che non trascrivo, ma tu potrai trovare copia conforme all'originale conservata nell'Archivio, lettera che ti rileva tutto il mio cattivo umore.
  Fate le controfirme, tutti in massa le portano in Curia, e il Vicario Mons. Abbà sospese la pratica e questa sospensione prolungò la riuscita di circa tre mesi.
  Il 23 febbraio 1917 ricevo dalla Curia Vescovile l'Editto da fissare alla porta della Chiesa per lo spazio di un mese. In questo fratempo quante dicerie si fecero mai dalla gente!
  La contentezza era generale. Esclusa la Borgata del Piluncian di appartenere alla neo-Parrocchia di S. Anna, gli unici che vennero ancora a reclamare furono la borgata detta "del Mul" e Delfino Giovanni (ciabuté), i quali però si contentarono di fare le sepolture a Bernezzo, mentre non vi sarebbe ancor stato il Camposanto a S. Anna.
  Ma questa difficultà in bella maniera svanì per la risposta data dalla Curia, che negava assolutamente tale proposta, e siccome questa giunse dopo passato il tempo utile per reclamare, tutto finì lì.
  Intanto si doveva preparare per inaugurare la Neo-Parrocchia. […]
  Fatti tutti i preparativi per ordine della Curia, il giorno di Pasqua, 8 aprile 1917, si inaugurò solennemente la Parrocchia, con intervento di tutti i frazionisti di S. Anna, e non pochi di Bernezzo.
  La Parrocchia richiedeva subito le compagnie religiose, giacché quello che rende belle le Parrocchie sono appunto le compagnie numerose e ben ordinate. Si istituì per prima la compagnia delle Figlie di Maria sotto il titolo dell'Ausiliatrice, con la festa nell'ultima domenica di maggio. Le ascritte devono avere l'abito eguale a quelle di Bernezzo, con la sola differenza: invece della cosiddetta "cappa" devono avere il velo che le copre dalla testa tutto all'intorno; e subito le giovani si ascrissero in numero di circa quaranta.
  La compagnia degli uomini in numero di ventiquattro e le donne in numero di dodici tennero la divisa che già portavano nella Parrocchia-madre, colla diversità, però, che gli uomini posti sotto la protezione del Martire S. Magno, avrebbero dovuto adottare il "cordone rosso" che invece non adottarono per non obbligare i vecchi a cambiare il loro bianco e le donne invece della cappa con ruota a uso tacchino, si stabilì la cappa precisamente sulla forma della cappa delle Figlie della compagnia della Parrocchia-madre.
  Le compagnie vennero subito in taglio per le numerose sepolture a causa dell'epidemia detta volgarmente in questo tempo "la spagnuola" che mieteva i novelli Parrocchiani anche due o tre al giorno, nei dì più terribili, cominciando nel mese di novembre 1918 e durò fino al marzo 1919.
  Le sepolture si fecero tutte nella novella Parrocchia con tutte e tre le compagnie e poi le salme dal Priore e dalla compagnia delle Figlie di Maria vennero tutte gratuitamente accompagnate al Cimitero di Bernezzo. […]

Il cimitero


  E giacché parlo di un nuovo cimitero, lascio da parte per un momento ogni altra cosa, e ti trattengo un po' sul costruendo Campo-santo di S. Anna. Ti dico subito che non ci vollero tanti fastidi quanti ne prevedeva; ma diciamo le cose con ordine:
  Alla prima persona fuori casa mia, alla quale io aveva comunicata la notizia dell'erezione della nostra Chiesa di S. Anna in Parrocchia autonoma, fu Armando Antonio detto "Toni del bulo" come colui che Rettore mi servetti come Cappellano e per lo spazio di dieci anni, mi fu di largo aiuto per la Chiesa, e come uomo pratico ed intelligente mi fu di largo consiglio.
  Ricevuta la notizia, rimase incredulo, gli faccio vedere la lettera ed il bollo della Curia, allora pensa un po' e poi esce in queste parole: "Giacché ha voluto farmi pel primo la confidenza, prometto di regalare il terreno pel Campo-santo di S. Anna; se la perizia lo giudicherà nelle mie possessioni, siamo subito d'accordo; se lo giudicherà altrove io m'impegno di comperarlo" e mantenne la promessa.
  Appena inaugurata la Parrocchia, si pensò subito con qualche entusiasmo al Campo-santo. Io feci la dimanda al Municipio di Bernezzo, il quale campando la ragione che S. Anna non aveva la lontananza legale dal concentrico - carico di debiti come si trovava, motivo principale - rispose che intendeva essere esente da ogni spesa; assicurato però al riguardo, invitò a nome dell'amministrazione della Novella Parrocchia la perizia legale per assaggiare il terreno, e per giudicare la lontananza dall'abitato.
  Il medico e l'ingegnere provinciali risposero all'invito del Municipio, pregandolo nello stesso tempo di avvertire i santanesi che pensassero bene ai vari luoghi preferibili, ed in ciascun luogo avessero subito praticato una fossa di due metri.
  Preparata la località, vennero questi periti e si stabilì il terreno come più adatto, di proprietà del Sig. Marchiò Antonio, come si può vedere dalla copia-relazione spedita dai periti alla Prefettura, in data 31 maggio 1917. Marchiò Antonio - celibe e benestante - cedette subito il terreno, anzi per la Chiesa, ad infimo prezzo.    Difatti la commissione per la costruzione del Campo-santo radunatasi in casa-canonica il giorno della Madonna del Rosario (1917) per decidere il prezzo del terreno, il Sig. Marchiò Antonio disse subito che lo avrebbe ceduto al prezzo di lire 450, mentre la commissione voleva dargliene ben volentieri lire 500.    D'accordo, ci mancava solamente più il pubblico istrumento, che non si fece se non qualche tempo dopo l'ingresso solenne del Parroco, avuto luogo il giorno 16 dicembre 1917.
  Nel discorso d'entrata naturalmente io doveva lodare l'offerente del terreno pel costruendo Campo-santo, ora chi offriva il terreno era l'Armando Antonio (bulo) che dispose i denari per comperarlo; ma il Marchiò Antonio si risentì a tal lode e disse: "Dunque io debbo vendere il mio terreno al Bulo? Non ha ancora abbastanza dei soldi per comperarlo; non voglio che si possa dire che sia lui quel che regalò il terreno, ma voglio regalarlo io" e così fece. In questa maniera, come disse l'Audisio Giuseppe (volou), la predica d'entrata fruttò ben 500 lire, perché l'Armando Antonio regalò ugualmente le 500 lire, e il Marchiò Antonio regalò il terreno. […]
  Il terreno era preparato, si stabilisce subito una commissione per lo scavo delle pietre al luogo detto "Piccapera" e s'impiegarono ben due inverni per radunare la quantità sufficiente per il muro di cinta. Altri pensarono alla costruzione di una piccola fornace per cuocere la calce necessaria, e venne gratuitamente costruita nel terreno di Occelli Tomaso dai fratelli Mattio, muratori.
  Il legno da ardere venne anche regalato, e per la cottura s'interessarono Del piano Battista come pratico, Armando Antonio ed i fratelli Audisio. Osservo che non fu sufficiente una sola "fornacciata" ma se ne fece una seconda, insieme alla quale si fecero anche cuocere qualche centinaia di mattoni fabbricati sul posto, la massima parte dal giovinotto Del piano Giovanni di Giovanni "vola".
  Della seconda "fornacciata" la calce che si avanzò, venne venduta ai privati e si ricavò a beneficio del Campo-santo lire 528,50 come risulta dal registro dei conti dell'anno 1919. intanto per venire a noi, il secondo giorno dopo Pasqua 1919, si poté far fondere la calce in due grandi buche nel medesimo terreno del costruendo Campo-santo.
  Le pietre per la muratura nella massima parte erano pronte; ma mancava ancora la sabbia, la quale fu ancora esse provvidenziale, giacché si trovò nel bedale quasi in direzione del costruendo Cimitero nella proprietà del Sig. Giordana Battista fu Giovanni, e tutte le Domeniche dopo i Vespri, una processione di uomini con le loro cosidette "gorbe" e le giovani con ceste, venne facilmente tutta quanta su.
  Nel frattempo che si andavano preparando i materiali, il Sig. Geom. Gautero, per la formalità voluta dalla legge, compilò un disegno, che mandò alla provazione della Prefettura, avuta la quale, si pensò subito per l'inizio dei lavori, e questi si cominciarono nel maggio 1919.
  I muratori fratelli Mattio, serviti da due santanesi per uno, lavoravano a lire 5 il metro corrente, però senza intonacatura, semplicemente i muri. Eseguirono gratis i muri della casa mortuaria, tutti gli altri lavori li fecero a giornate a lire 10 per ciascuno. Tutte circostanze queste ed altre simili puoi trovarle descritte nel libro dei conti e nei documenti conservati nella archivio parrocchiale.
  Finiti tutti i lavori di compimento, avuto il collaudo regolare, avuta la licenza dalla prefettura di sepellimento, e dopo aver benedetto semplicemente volta per volta due fosse per due morti nella prima quindicina di agosto, nella quarta domenica dello stesso mese 1919, festa di S. Magno, S. Ecc. Mons. Moribondo Natale Gabriele, nella prima visita pastorale in questa neo-Parrocchia, benedisse solennemente il Campo-santo.

Sistemazione delle Amministrazioni - Sepolture


  Appena stabilita la Parrocchia, si raduna nella casa-canonica tutta l'amministrazione della Cappella, per sistemarla corrispondente a Parrocchia. Si stabilì, naturalmente i massari sarebbero sempre eletti tra i migliori della Parrocchia, e possibilmente uno nella parte superiore della Parrocchia, e l'altro nella parte inferiore.    I massari fino allora chiamati di S. Anna, si chiamerebbero Massari del SS. Sacramento. Ogni anno nella festa del Corpus Domini si eleggerebbe un nuovo massaro e resterebbe in carica due anni e nel terzo Rettore per un anno. I massari avrebbero l'ufficio di collettare in tutte le funzioni della Parrocchia, nella prima, terza ed anche quarta domenica del mese, quando il mese comprende cinque Domeniche, e poi in tutte le altre feste di precetto e di maggior concorso. Il rettore avrebbe l'incarico di invigilare sul buon andamento dell'amministrazione e anche accompagnare il Parroco per le benedizioni delle case a Pasqua, benedizione che ha luogo, tempo permettente, nel lunedì e mezzo martedì dopo la domenica in albis.
  I massari che fino allora erano chiamati di "S. Magno" sarebbero chiamati massari della Confraternita, verrebbero eletti come quei del SS. Sacramento e naturalmente tra gli appartenenti alla compagnia degli uomini. Il nuovo massaro verrebbe eletto nella festa di S. Magno, durerà in carica due anni da Massaro e nel terzo Rettore della Confraternita. Incarico di questi massari sarebbe di collettare in Chiesa nell'ultima domenica di ogni mese e nella festa. Inoltre i massari della confraternita con il Rettore avrebbero l'obbligo, senza una causa grave escusante, d'intervenire a tutte le processioni ed a tutte le sepolture. Il rettore della confraternita avrebbe l'incarico di invigilare sul buon andamento di tutta la confraternita.
  Quel che si è detto riguardo alla compagnia degli uomini, serve anche come detto riguardo alla compagnia delle donne.
Si aggiunse un nuovo masseraggio ed è quello del "Suffragio", composto di due soli massari, restanti in carica per due anni. Il nuovo massaro sarebbe eletto nel giorno di tutti i Santi, e questi massari avrebbero avuto l'incarico di collettare in Chiesa nelle seconde domeniche d'ogni mese, e di prestare servizio nella festa di S. Grato.
  Parlando dell'amministrazione della Parrocchia e della Confraternita, è bene ricordare a questo punto che il Parroco, appena eretta la Parrocchia, stabilendo la compagnia delle Figlie di Maria, d'accordo con le principali figlie, già amministratore nella Parrocchia-madre, ordinò la nuova amministrazione della Compagnia Figlie di Maria, nello stesso modo che fu detto riguardo all'amministrazione della Confraternita-Uomini-Donne.
  In quella medesima adunanza si stabilì l'amministrazione per la resa dei conti parrocchiali, e venne così composta:
 — per i conti della Parrocchia: 1. il Rettore del SS. Sacramento 2. Il Rettore della Confraternita 3. Il Primo massaro del Suffragio un tesoriere da scegliersi tra i migliori uomini della Parrocchia, e durante in carica per un triennio, però si potrebbe confermare secondo la decisione del Parroco, il quale sarà sempre il presidente di tutte le amministrazioni della Parrocchia, e da lui dipenderanno sempre tutti gli amministratori sia individuali sia collettivamente.
 —per conti della Confraternita si stabilì che amministratori fossero i due massari della medesima, e tesoriere il Rettore.
  Quello che si stabilì per la resa dei conti della Confraternita, si stabilì ugualmente riguardo all'amministrazione della Compagnia delle Figlie di Maria.
  Nell'occasione di questa adunanza il Parroco sempre allo scopo di affezionare ogni volta più i nuovi parrocchiani, si offerse di invitare a pranzo l'amministrazione del SS. Sacramento nel giorno di S. Anna; l'amministrazione della Confraternita nel giorno di S. Magno; e l'amministrazione del Suffragio nel giorno di tutti i Santi. Gratis, però senza alcun obbligo.
  Nota ancora: Prima che si formasse la neo-Parrocchia, la festa di S. Anna si celebrava nel giorno che cadeva, cioè ai 16 luglio, la festa di S. Magno ai 19 agosto e la festa di S. Grato il 9 settembre. Appena eretta la Parrocchia la popolazione chiese che queste feste fossero celebrate in giorno di domenica, e si stabilì di celebrare la festa di S. Anna nell'ultima domenica di Luglio, la festa di S. Magno nella quarta domenica di Agosto e la festa di S. Grato nella prima domenica di settembre. […]

 — Sepolture-


  Nella suddetta riunione si stabilì ancora che nelle sepolture le compagnie insieme col Parroco sarebbero andate a prendere i morti, nella parte di sotto della Parrocchia fino ai confini, fatta eccezione della borgata "Simondin" e la casa detta "Min del ciabutee".
  Nella parte superiore si stabilì di andar a prendere i cadaveri fino alle borgate "Santon" e "Grand" e per tutte le altre borgate si farebbe la posa alla borgata "Santon".
  Qui è bene ricordare che tutte le famiglie che concorsero o coll'opera o con denaro alla costruzione del nuovo Camposanto, tutte e tre le compagnie avrebbero accompagnato gratis le salme dalla Parrochia al Camposanto, e queste famiglie formano la prima classe. Per tutti gli altri si formò una commissione composta di quattro, i quali compilarono d'accordo col Parroco due altre classi.
  Quindi una seconda classe comprenderebbe coloro che intervennero solamente in parte e quindi avrebbero il diritto ad una compagnia gratis, sempre all'accompagnamento dalla Chiesa al Cimitero. Se il morto sarà un celibe o una nubile interverrà la compagnia delle Figlie di Maria, oppure la Confraternita Uomini-Donne se il defunto sarà un coniugato. Desiderando l'altra compagnia si dovrà pagare lire 20 di multa a favore del Cimitero o della Chiesa secondo la necessità.
  La terza classe comprende coloro che non vollero sapere dei lavori del Camposanto. Costoro se vogliono l'accompagnamento della Confraternita e delle Figlie di Maria dalla Chiesa al Cimitero devono pagare la multa come sopra, cioè lire 20 per caduna.
  L'elenco di queste due classi lo troverai nell'Archivio Parrocchiale.


Annuario
— 1925 —


  Due solamente sono le cose degne d'esser ricordate in quest'anno 1925.
  Rinnovellato il "Crocifisso del pulpito" così tarlato da ridursi in polvere, con un nuovo, incontrando la spesa di lire 100, somma ancora avanzata dai festeggiamenti del 25° anno di Messa del Parroco-Priore. Presa la circostanza del suo pellegrinaggio a Roma per il Giubileo, la popolazione sotto la direzione di D. Bernardi Angelo, cappellano di Bernezzo, volle dargli una dimostrazione nel suo ritorno, con un solenne ricevimento e con una solenne funzione e nello stesso tempo gli regalarono il bel "Raggio dorato" incontrando la spesa di lire 27. […]
  Ancora in quest'anno merita ricordare che il parroco d'accordo coll'amministrazione con l'idea sempre fissa in mente di ampliare la Chiesa, insufficiente per la popolazione, e di sistemare il vecchio campanile, inservibile per una seconda campana e per un orologio pubblico, giacché fabbricato in più volte, dalle fondamenta fino al tetto tutto d'un pezzo, senza alcun vuoto interno, come si può ancor vedere presentemente in questa parte che non si poté demolire, perché sostiene la volta dell'altare di S. Magno e la volta del ricettacolo degli attrezzi per la Chiesa. Per salire sopra questo campanile fu necessario fare una screpolatura, per la quale il campanaro per suonare la tribaldetta si arrampicava per le pietre sporgenti ad uso topo, infine si collocò una lunga scala a piuoli nella medesima screpolatura; si credette bene di mandare un biglietto scritto e sottoscritto dal Priore, col bollo parrocchiale a tutti i capi-casa, invitandoli a dichiarare le offerte che avrebbero inteso di fare a questo scopo, e per provvedere una nuova campana più grossa ed un orologio pubblico, e quasi tutte le famiglie con un certo qual entusiasmo risposero con offerte, come si può vedere nell'elenco sul conto finanziario, e non solamente con offerte in denaro, ma ancora in natura e con manodopera.
  In quest'anno ancora il Cav. Arnaud di Caraglio, Pittore e Architetto, amico del Priore, in occasione d'una visita, prese tutte le misure, quindi regalò alla Chiesa un bel progetto d'ampliamento, con un nuovo campanile, come si può tuttora vedere conservato nella archivio parrocchiale, insieme presentò il preventivo della spesa in lire 50000, la quale cifra spaventò quest'amministrazione e subito si smise l'idea di far eseguire il sopradetto progetto, pèrò se si smise questo progetto, non si smise l'idea di riuscire un qualche modo.

— 1926 —


  Infatti ai 18 luglio 1926, nella casa canonica si fa un'adunanza particolare e si decide di fare un'adunanza generale e ai 8 di agosto s'invitano tutti i capi-famiglia, i quali rispondono in massa all'appello ed in questa adunanza generale si nomina una commissione speciale di 8 uomini tra i più seri e più intelligenti della Parrocchia con il parroco alla direzione.

— 1927 —


  In principio di quest'anno si raduna la commissione degli 8 nella casa canonica e prende la decisione d'invitare sul posto il Capomastro Bercia Vittorio di Bernezzo assieme ai muratori locali fratelli Mattio, e mentre il Bercia sosteneva che si poteva svuotare il campanile vecchio, dando però l'incarico ai fratelli Mattio, i quali dichiaravano subito l'impossibilità del lavoro, atteso il grave pericolo; per conseguenza si smise anche questa idea di praticare un vuoto nel campanile, attenendosi unicamente all'ampliamento della Chiesa. Ma anche qui il Capo-mastro Bercia, dopo aver ponderato il lavoro, dichiarava che per ampliare la chiesa con facciata secondo disegno, ci volevano almeno lire 20000, addossando ancora ai santanesi l'obbligo di procurare tutto il materiale.
  Ecco un'altra difficoltà insormontabile. Iddio ci voleva provare, ma S. Anna ed i compatroni ci aiutarono. Messa in disparte l'idea di progetti e d'imprese, in una seconda adunanza generale con i soli muratori locali Giuseppe ed Angelo Mattio si prende la decisione d'incominciare i lavori a giornate, e si sarebbe lavorato fintanto che le finanze avrebbero permesso. In una terza adunanza nuovamente generale si stabilisce subito d'incominciare i preparativi e nuovamente cuocere la calce nella fornace che servì per la calce nella costruzione del Campo-santo.
Il giorno dopo mentre i muratori gratis aggiustavano la fornace alquanto diroccata, altri abbattono piante, altri con mine preparano il pietrame nel proprietà di Bercia Pietro fu Giuseppe, altri cercano la sabbia e quando tutto fu preparato, al principio del mese di agosto di quest'anno, i muratori Giuseppe ed Anglo Mattio, con i due serventi Audisio Giovanni e Bergia Battista incominciarono la muratura nelle fondamenta scavate a furor di popolo, sbattendo il rustico portico coi due gran piastroni. Per consiglio degli stessi muratori ed altri ben pensanti, si credette bene, anche subito cominciare il nuovo campanile, che legato al muro della Chiesa si sarebbe innalzato fin tanto che si sarebbe potuto.
  Incominciate le fondamenta del sopradetto campanile, il Priore nella prossima domenica, dopo i Vespri, alla presenza di quasi tutti i parrocchiani mise come pietra fondamentale una bottiglia, con dentro soldi semplici e doppi un pezzo da 0,20 centesimi, una medaglia ricordo del Giubileo del 1925 ed un po' di terra portata dalle catacombe di Roma, tolta vicino alla tomba di S. Agnese ed uno scritto così concepito: "Ai fortunati viventi che troveranno queste memorie: se voi pensate alle gravi difficoltà che si dovettero incontrare ad ai grandi sacrifici che si dovettero fare per allungare la Chiesa di metri 4 e ½ e costruire un nuovo campanile non mancherete di benedire il nome di questi vostri antenati ed ergere una preghiera speciale in suffragio delle loro anime. L'anno del Signore 1927 nei primi giorni di agosto, si scavarono le fondamenta e si incominciò la muratura per l'ampliamento della Chiesa e per la costruzione del nuovo campanile, per rimpiazzare il vecchio inservibile e per una seconda campana e poi un orologio pubblico. Le famiglie di buona volontà, poche in confronto alla totalità, concorsero con offerte in denaro ed in natura, provvedettero gratis il materiale ed il trasporto della medesima, cioè calce cotta gratuitamente in fornace locale, pietre sabbia e l'occorrente pel pontaggio. Il capomastro è stato Mattio Giuseppe, col muratore suo fratello Angelo, tutti due di S. Anna. Seguono le firme".
  Quindi il parroco disse un discorsetto di circostanza, i muratori subito incrementarono questo ricordo e nello tempo si da la benedizione al medesimo ed a tutto il lavoro, e Dio li benedisse tanto che procette molto bene oltre ogni speranza. A questo punto, lettore, domanderai: Come mai si fecero questi lavori senza progetto e senza approvazione della Curia? Rispondo: "Si ebbe la piena autorizzazione dalla Curia, ed ecco come: Quando fu tutto progettato da noi, io mi presento al Vescovo, gli espongo la faccenda, ed egli mi risponde: Non è necessario un progetto fatto da persona tecnica, faccia solamente lei una relazione descrittiva dei lavori, e poi la manderà alla Curia, ed io fin da adesso approvo tutto" e così fu fatto. Incominciati i lavori, mia prima cura fu di abbonare i muratori ed inservienti alla società contro gli infortuni, perché era stretto obbligo di legge, e fortuna volle che non incapitò la più piccola delle disgrazie. Colla metà del mese di novembre di quest'anno si sospesero i lavori. La Chiesa condotta fino al tetto e ricoperta con tegole, inoltre fatta la volta con mattoni a quattro buchi. Il campanile venne alzato fino al culmine del tetto della Chiesa e poi ricoperto colle lastre che avevano servito a coprire la fornace della calce, e si può dire che tutti erano abbastanza soddisfatti del già fatto. Un elogio particolare meritano i due fratelli muratori, i quli benché ben pagati, facevano però il lavoro per quattro. Qui è anche benne ricordare come la Divina Provvidenza sempre ci accompagnò. Nel carnevale di quest'anno Parola Giovanni di Cervasca sposò la figlia di Marchiò Giuseppe, annetta, e venne a stabilirsi a S. Anna in casa Marchiò, conducendo seco un grosso camion, e con questo si servì in due viaggi (gratis) a condurre tutti i mattoni necessari e per la costruzione del prolungamento della Chiesa e per la volta del medesimo.

— 1928 —


  Appena passato l'inverno col suo gelo e colla sua neve, giunti al mese di aprile di quest'anno, al canto del cucù, e siccome si aveva ancora un po' di buono in cassa, s'incominciarono i lavori di finimento per il prolungamento della Chiesa, e siccome ancora tutti desideravano tirare su il campanile, così si prepararono i ponti, e si incominciò la muratura.
  Ma per trasportare il materiale lassù, era necessario moltiplicare la mannelleria, e si prevedeva che presto presto le finanze sarebbero andate alla fine. Ma ecco che i Santi nostri protettori vennero in nostro aiuto. Balenò nella mia testa l'idea che se avessimo potuto avere un "argano" si sarebbero potuti continuare i lavori con due soli inservienti, ed eccomi a Cuneo dall'ingegner Toselli, tutto dell'Azione Cattolica, gli espongo il caso, ed egli senza esitazione mi dice: vada dai fratelli Cavallera di Boves, impresari, a mio nome, e vedrà che avrà quanto desidera. Quando mi trovo alla presenza dei fratelli Cavallera, proferisco il nome dell'ing. Toselli e nomino l'"argano" e il più anziano di essi risponde: Ben volentieri, tanto più che è un tempo che è in libertà. Non ha che da mandarlo a prendere quando che sia, e presentemente si trova nella nuova Chiesa di Fontanelle-Boves. Anzi se troverà difficoltà a piazzarlo, uno di noi ben volentieri andrà a metterlo in funzione. Due giorni dopo, accompagnato da Chesta Giacomo (Magnuna) col suo svelto muletto dalla stella bianca in fronte e con la "doma di Barachin" voliamo alla Pra, carichiamo l'"argano" e lo conduciamo a nostra S. Anna ed il giorno dopo con sorpresa dei passanti è in piena funzione.
  Non si può calcolare la spesa che ci ha risparmiato, e nota ancora bene, quando l'abbiamo restituito io voleva offrire una somma come affitto dell'"argano". Ma i fratelli Cavallera rinunziarono a tutto asserendo di aver voluto fare un'offerta a nostra S. Anna. Nostra S. Anna non mancherà di proteggerli in vista di tanta carità fatta alla nostra povera Chiesa. Intanto il campanile veniva su che era un diletto, e consumate tutte le pietre preparate, ci siam trovati al piano per le campane. Si decide allora che il resto si sarebbe fatto in mattoni forti. In pochi giorni ed in pochi viaggi gli abitanti di Tomanete-Bagot e Frere, andati a caricarli coi loro carretti, i mattoni si sono trovati tutti a S. Anna ed in breve collocati a posto, formando quei bei finestroni che si vedono. Poi si pensò subito alla "cupola" ed in poco tempo si fece l'ossatura; si dà l'incarico al sig. Martinelli Besso di Peveragno, genero di Armando Antonio (bulo) per le lastre e per la palla, giacché la croce già era stata preparata dal fabbro di Bernezzo, sig. Maza. Il sig. Besso, forsi perché troppo occupato in altri lavori? Delegò per il collocamento della lastra il lattaio di Cuneo, sig. Dalmasso (cognato di Mons. Pellegrino vescovo di Bobbio) il quale lesto come uno scoiattolo, in pochi giorni mise tutto a posto, cosicché cupola, palla e croce trionfarono sulla cima del nuovo campanile, il quale si poteva dire terminato, ma era rustico com'era rustica la facciata della Chiesa. I bravi muratori senza perder tempo iniziarono la rizzatura e dare il colore, e man mano che si discendeva si toglievano i ponti…
  Terminati i lavori di finimento, si trattava di collocare le due campane nel loro castello, e qui è bene anche ricordare un curioso episodio: La campana maggiore e nuova, già benedetta, se ne stava in Chiesa aspettando di salire sul campanile nuovo. L'altra continuava a suonare sul campanile vecchio. Quando si faceva l'ossatura della cupola al nuovo campanile, nella festa di S. Grato, 2a domenica di maggio, si aspettava il vescovo, Mons. Travaini, per la visita pastorale ed amministrazione della Cresima. Proprio in quella mattina, mentre il campanaro Audisio Pietro, suonava la tribaldetta per l'Ave Maria, la campana si ruppe, e quel giorno passò un po' triste per il parroco, per la ragione che si doveva incontrare una nuova spesa imprevista. Mons. Vescovo se ne accorse e subito promise il suo concorso con lire 100, ch'io ritirai dalla Curia Vescovile.
  Collocata la campana nuova sul nuovo campanile, si atterrò la rotta, la si mandò alla fonderia di Achille Mazzola, si fuse e si rimandò a S. Anna, così sul campanile invece di avere una sola campana nuova, n'ebbimo due. Nel frattempo che si attendeva la campana fusa, si provvide l'orologio pubblico, si piazzò in un giorno solo ed il giorno 17 luglio di quest'anno, cominciò a funzionare con molta precisione, e funziona presentemente e si spera che continuerà a funzionare per molto tempo, senza abbisognare alcuna riparazione.
  Raccontato l'episodio della campana rotta, m'è caro raccontarne un secondo molto meraviglioso. Quando m'era presentato in Curia, dal Vicario generale, per annunciargli che presto avremmo cominciati i lavori di restauro, mi disse: "Aspetti ancora un anno e la mano d'opera verrà a basso prezzo". Io gli rispondo: "Tutto è preparato e la gente è entusiasmata, è necessario proprio incominciare", e fortuna che abbiamo incominciato e continuato i lavori con tutte le spese accessorie, giacché tutti quei denari che avevano raccolti a questo scopo si trovavano tutti alla Banca del Piccolo Credito di Cuneo, ed io senza prevedere nulla ogni 15 giorni, mi recava alla banca, prelevava la spesa per le quindicine ai muratori e agli inservienti e per la materia richiesta, e quando fu tutto prelevato, trovandosi sul libretto sole lire 26,60, nel mese di ottobre di quest'anno corse voce che il Piccolo Credito di Cuneo aveva chiuso gli sportelli. Non fu questa una grazia speciale di nostra S. Anna? Se si aspettava dar principio ai lavori quando il Sig. Vicario generale avrebbe suggerito, né il prolungamento della Chiesa, né il nuovo campanile, né l'orologio pubblico, forse non si avrebbero mai più potuti avere.
  In quest'anno 1928, quando i muratori terminarono i finimenti della facciata della Chiesa e del nuovo campanile, siccome rimaneva d'avanzo calce e materiale, le Figlie di Maria, concorrendo con grande buona volontà con la mano d'opera, trasformate in tacite inservienti e muratori, si è potuto praticare un'apertura nel muro in faccia all'altare di S. Magno e riuscire a procurare il locale per l'altare dedicato alla loro patrona Maria SS. Ausiliatrice com'è presentemente. Tutte le Figlie di Maria con a capo l'Audisio Margherita si meritarono un vero elogio.
  Finalmente tutto terminato si credette bene di inaugurare i lavori con una speciale funzione in Chiesa e con un pranzetto nel cortile di Marchiò, preparato dai due orti Garino Lodovico e Parola Giovanni, con una trentina di commensali ed alla frutta il parroco locale lesse un indirizzo in piemontese, lodando tutti i singoli concorrenti, come si può vedere nelle memorie dei restauri della Chiesa e del nuovo campanile.
  Degno di ricordo è ancora che Armando Giovanni di Antonio (bulo) volle confezionare gratuitamente tutte le scale del campanile nuovo.

— 1929 —


  Le Figlie di Maria in quest'anno si sono procurate l'altare in legno confezionato dal falegname Chiappello Giuseppe, e la Chiesa si provvide di cinque nuovi banchi confezionati dal medesimo falegname.

— 1930 —


  Nel mese di agosto si sono piazzati tubi in cemento nel canale che passa sotto il coro e sotto la sacrestia con l'intenzione di risanare le fondamenta del muro che minacciava di rovinare per l'umidità dell'acqua.



— 1931 —


Ancora esistevano due campanili, il vecchio e il nuovo, uno vicino all'altro e questo era uno sgorbio. In principio del mese di maggio uomini di buona volontà si sono messi all'opera a demolire il vecchio, e con tutto quel materiale si fabbricò quella stanza che sta vicino al campanile a servizio di tutte le adunanze che occorrono.
In quest'anno la Maestra Gabriella Bussone volle regalare la bella statua del Sacro Cuore, che trionfa in faccia al pulpito. Inoltre il falegname dilettante Armando Giovanni (bulo) rimpiazzò le tre finestre della Chiesa, vecchie e tarlate con altre nuove e di magnifico effetto.
Nel 1931 vi è stata una bella novità: la famiglia Tomatis residente ai Ronchi Cuneo, per interessamento del parrocchiano Garino Battista di Domenico, venne ad impiantare una centralina (luce elettrica) per la nostra frazione. […]
Ad ogni modo la luce cominciò a funzionare e speriamo che continuerà.

— 1932 —


Degno di essere notato è la riparazione alla balaustra, marmorizzata dal sig. Bongiois…
Degno di memoria in quest'anno è il piazzale dinnazi alla Chiesa. Vicino alla fontana s'innalzava un bel olmo, si vendette ad Occelli Angelo per la somma di lire 170. il bedale che dalla scuola procedeva come un'indecenza fino al Ponte Polandro, si cercò di riempirlo di terraccio. Il Comune regalò i tubi, il resto si provvide col ricavo della vendita dell'olmo. La popolazione esistente nella parte superiore della Chiesa concorse in massa ed in breve tempo il piazzale fu terminato.

— 1934 —


Nell'erezione della Chiesa di S. Anna in parrocchia autonoma si era imposto l'obbligo ogni anno nella solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, di portare una "torchia" di un kg alla Parrocchia Madre. In quest'anno d'accordo con l'arciprete di Bernezzo don Nicolao Peano venne abrogato quest'obbligo, depositando quest'obbligo, depositando alla Curia Vescovile una curia del valore nominale di lire 100 (prezzo della cartella lire 84,75) a favore della Parrocchia Madre. Come per S. Anna così si fece per S. Rocco. In quest'anno la Chiesa venne provvista del quadro delle anime purganti, opera del pittore Prof. Giovanni Arnaud di Caraglio, e si collocò sotto l'altare della Madonna, illuminato a luce elettrica, incontrando la spesa di lire 500.
Il Sig. Bongiois nel mese di marzo marmorizzò l'altare in legno per conto delle Figlie di Maria. Inoltre si fece indorare il tabernacolo del medesimo altare.
Nell'autunno di quest'anno si provvide il palchetto nella stanza così detta delle adunanze.
Nello stesso tempo alla presa della fontana pubblica si fece una piccola cabina tutta in cemento, opera del muratore Mattio Angelo. […]

— 1935 —


Durante l'estate si fece ripassare il tetto della Chiesa e coprire il culmine con messi tubi in cemento.
La signora Margherita Delpiano vedova Dottò regalò quel piccolo lampadario che risplende sopra la balaustra.
La padella dell'altare maggiore essendo in uno stato deplorevole ed indecente si credette bene di rimordinarlo con giardini in marmo, e nello stesso tempo si fecero smaltare al Sig. Bongiois gli altari di S. Anna e di S. Magno. In quest'anno per ordine del Governo la Società Bernezzese contro i danni degli incendi, è stata abrogata con l'obbligo di passare ad un'altra Società riconosciuta e l'adunanza di tutti i soci d'accordo scelse la "Società Reale di Torino".

— 1936 —


In quest'anno si è fatto argentare ed indorare il calice usuale con la patena, ed argentare il secchiello dell'acqua benedetta con l'aspersorio.
Inoltre si è fatto rizzare e decorare la sacrestia. Essendo deceduta il 13 aprile la mia sorella, e rifiutando la nipote Annunziata di venire a S. Anna, si è provveduto la persona di servizio nella persona di Garino Virginia fu Antonio del "Benesì" e per renderla disimpegnata, ho fatto aggiustare la stanza di S. Anna, rendendola pulita, sana e comoda.

— 1937 —

Fino a quest'anno per ignoranza causata dai parroci di Bernezzo, prima che la Chiesa fosse convertita in Parrocchia autonoma, si continuò sempre a pagare, come legato, lire 70 annue al Provveditore agli studi (pro schola). Finalmente per suggerimento del Direttore didattico don Emilio Sigando, si procurò di trovare il testamento, nel quale risulta che questa somma è dovuta al Sac. Cappellano pro tempore quindi tale legato venne abolito. In quest'anno s'incominciò a provvedere i ritratti dei benefattori.
Ancora in quest'anno successe un fatto molto increscioso, che merita d'essere ricordato e messo alla gogna. Due o tre birichini, veri Melchisedecchi, cioè senza padre e madre, hanno nascostamente intrinato il così detto "Dopo lavoro" che consisteva puramente nel ballo, che si è aperto nella casa abbandonata di Galliano Matteo ex panettiere di S. Anna, vicino alla Chiesa e si cominciò il 13 giugno di quest'anno, per finire con vergogna il 27 giugno del 1938. […]

— 1938 —


In quest'anno avendo avuto da una pia persona l'offerta straordinaria di lire 4000, subito si pensò di sistemare la Chiesa per prepararla per la Consacrazione. I due muratori Giuseppe ed Angelo Mattio hanno rifatto quasi tutti i cornicioni, riparate tante screpolature, e per le giornate ad essi dovute, compreso calce, sabbia, cemento e gesso, in tutto si è speso lire 780,90. Si sono poi procurate le 12 croci in marmo da fissare nei muri con la spesa di lire 96. Appena finita la sistimazione della Chiesa, venne subito il Prof. Lavalle Giovanni da Cuneo per la pittura. I bravi santanesi imprestarono assi e bighe preparando essi stessi i ponti e il pittore, in quattro mesi circa, pitturò la Chiesa com'è presentemente, artista onesto, si contentò per mercede solamente lire 4500. Inoltre in quest'anno si provvide la "Nuova Via Crucis" dalla Ditta Prinotti-Monolovi, con la spesa di lire 861.
Degno di rilievo in quest'anno è che il " ballo" avendo cominciato il 13 giugno 1937, terminò con vergogna il 28 giugno 1938, e dopo i vari castighi di Dio, si spera che non incomincerà più tanto presto.

— 1939 —


Quest'anno passò colle usuali entrate ed uscite, solamente da notare che non richiedendosi più le firme dei Massari e delle Massare, colla licenza del Direttore Diocesano Mons. Simone Abbà, si sono eliminati i conti finanziari delle Compagnie Uomini-Donne e Figlie di Maria, facendo entrare l'Attivo e il Passivo delle medesime nell'unico conto finanziario parrocchiale.

— 1940 —


Anno della Consacrazione della Chiesa.
Si aveva l'idea di procurare un altare in marmo, ma visto e considerato il tempo di guerra, il rincaro d'ogni materia, e d'altronde il presente era in buono stato, si procurò soltanto la mensa e le colonnine in marmo incontrando la spesa di lire 734. La Chiesa venne solennemente consacrata il 1° settembre 1940 da S. Ec. Mons. Giacomo Rosso vescovo di Cuneo, come si può vedere la lapide-ricordo, che sta in fondo alla Chiesa.
Degno di osservazione è che il campanile fatto in modo che la neve scivolando dalla cupola rovinava il tetto della Chiesa, si provvide col mettere quattro travetti attorno alla cupola, che il lattaio Olivero Eugenio fissò con lastre in ferro nell'interno del campanile. Nello stesso tempo si prese occasione per dare a tutta la cupola quello smalto argenteo che si vede presentemente, incontrando in tutto la spesa di lire 344.

— 1941 —inizio pagina


Nulla da segnalare se non i preparativi per celebrare il 25 anno di erezione di questa Chiesa in Parrocchia e di ministero parrocchiale.

— 1942 —


L'anno dei festeggiamenti dei cinque lustri di inaugurazione della Parocchia, fissati nella festa di S. Anna. I massari vollero che vi fossero i sonetti, che essi distribuirono e raccolsero tante offerte da pagare la musica dei salesiani, cosa mai veduta a S. Anna. Vennero alla processione della sera le compagnie religiose della Parrocchia di Bernezzo, l'asilo di Bernezzo, una fiumana di gente, il bello o meglio il brutto è stato: mentre la processione stava ritornando, venne giù un acquazzone che innaffiò tutti, scappa chi può e quando tutti ebbero preso quella doccia celeste, uscì nuovamente un bel sole. La musica tenne concerto sul piazzale della Chiesa mentre la gente si divertiva a guardare a prendere l'albero della cuccagna. Ciò non tolse che le funzioni in Chiesa fossero veramente devote. Forse non si era mai veduto tanta gente a S. Anna. Le associazioni cattoliche regalarono alla Chiesa il Piviale di 2° grado con stola. Con le offerte raccolte si comperò dalla Suore Ostiarie il bel controaltare e un nuovo cornicione, il controaltare nero e qualche altro regalo.

— 1944 —


L'unica cosa da registrare in quest'anno è la messa a posto del nuovo quadrante a levante sul campanile incontrando la spesa di lire 1290.

— 1945 —


Quinto ed ultimo anno di guerra. La nostra Parrocchia, salvo un grande spavento, è stata risparmiata da tanti danni e morti incapitate in tante altre Parrocchie. Oggi 26-1-46 non abbiamo ancora avuto alcuna notizia ufficiale della morte di soldati di nostra Parrocchia prigionieri in Russia; di 5 uno solo è ritornato sano e salvo. Degli internati e dalla Germania sono ritornati tutti alle loro case. […]

— 1947 —


[…] In quest'anno col concorso dei parrocchiani in denaro ed in oro si poté collocare all'altare maggiore il Magnifico Tabernacolo di Sicurezza, fatto dalla ditta fratelli novo di Torino, incontrando la spesa di lire 35000.
Gli abitanti sotto S. Anna e specialmente la borgata Garin, per non essere d'accordo nel fare una Cappelletta come avevano deciso, fecero un pilone ed una nicchia. Il Pilone innalzato da Garino Francesco fu Giacomo contiene la Statua di S. Francesco ed il quadro di S. Giovanni Bosco. La nicchia in casa Borsotto Giuseppe fu Bernardo contiene la statua di S. Magno, dove si fa la seconda stazione delle Rogazioni e si ripete nella festa dell'Ascensione.

— 1948 —


In quest'anno si deve segnalare che Garino Giovanni di Simone e Armando Giuseppe fu Giuseppe (Cap) muratori prepararono il posto ai "Picapere" e Calzoni Giovanni fece la nicchia dove solennemente colle compagnie religiose si trasportò la statua della Madonna che da tanto tempo aspettava in casa canonica d'essere esposta al pubblico e venne benedetta per la seconda volta. […]

— 1949 —


Prima di tutto ricordo che in quest'anno abbiamo avuto il bene di aver avuto le Sacre Missioni, che incominciarono il 24 aprile e terminarono il 1° maggio. […]

Torna ai contenuti