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Pigu

Cappelle

La Cappella di "Pigu"


Molte notizie su questa cappella, purtroppo oggi diroccata, che sorgeva tra Fontanagrassa e il Pra d'Fransa, ci vengono fornite dall'articolo scritto da Pierino Delfino per il bollettino parrocchiale."Sparse sul territorio della nostra parrocchia, come del resto un po' ovunque, si notano diverse opere murarie (cappelle, piloni ecc.) che testimoniano nel tempo la fede e la civiltà cristiana dei nostri paesi.

Tra queste, c'è la cappella dei "Pigu", sulla quale si ferma oggi la nostra attenzione, grazie allo stimolo che ci è stato dato dal ritrovamento della campana, appartenente appunto a questa Cappella… Con la preziosa collaborazione di persone del posto, specialmente anziane, abbiamo cercato di ricostruire la storia di questa cappella, una storia affascinante, commovente, che cerchiamo di riassumere.
La realizzazione di quest'opera è legata certamente al nome di Giordanengo Gianbattista (Batistin di Pigu), nato nel 1852 e sposato con Verra Margherita, uomo di grande fede (si ricorda che pregava in continuazione, sia sul lavoro sia per strada), abitante proprio in quella borgata dove eresse con le sue mani una piccola cappella intorno all'anno 1880, dedicata alla Madonna, della quale acquistò la statua.
Più tardi venne costruito il campanile. Si trattò poi di provvedere alla campana, per la quale, al contrario di quanto già fatto, non bastavano buona volontà e capacità, poiché occorrevano circa 100 lire per comperarla, una cifra esorbitante per il buon Batistin e la sua famiglia. Si pensò allora di ricorrere alla richiesta di un contributo a tutti coloro che di quella campana potevano udire il suono. Ecco così che con questa iniziativa non solo si riuscì nell'intento di acquistare la campana, ma attorno ad essa si legarono tante famiglie della zona da formare un autentica comunità.

Così insieme ai Giordanengo furono i Campagno, anche i Goletto e i Ghio, abitanti più a monte come i Luciano, Garino e Arlotto che erano a valle; parteciparono alla spesa anche numerose famiglie del vallone di S. Anna (Piluncian-Garino) così con il contributo di tutti arrivò la nuova campana, fusa a Genova dalla ditta Boero.
E' interessante sapere quando questa campana veniva suonata, ecco quanto ci risulta: tutte le sere del mese di maggio, per annunciare la recita del S. Rosario presso la Cappella, al trapasso di ogni abitante della zona, ma anche per marcare l'approssimarsi dei temporali estivi.
Il fratello di Batistin che si chiamava Francesco (Cec) e per diletto amava scolpire il legno, costruì i candelabri per l'altare.

In occasione delle nozze d'oro dei coniugi Giordanengo (Gianbattista e Margherita) salì fin lassù l'Arciprete don Giorgis e celebrò in quella cappella la S. Messa.
Qualche anno più avanti Luciano Enrico, allora seminarista (poi a lungo parroco di Boves e morto il 5 settembre 1995) si adoperò nel dipingere i muri e la volta della cappella, preparò i ragazzi di quelle famiglie alla S.Cresima, e ricevuta l'ordinazione sacerdotale celebrò lassù una S. Messa con tanto di processione, cantoria ecc. il 30 giugno 1940.

Erano e sono stati quelli gli anni più fulgidi della cappella dei Pigu e della "cioca". Infatti l'immigrazione all'estero e poi la guerra e infine l'esodo verso la pianura e la città

decimarono le famiglie che componevano quella comunità che si identificava anche in questi atti di religiosità.
Come per tante altre, anche per la cappella dei Pigu incomincia lento lo sfacelo dovuto agli agenti atmosferici, alle infiltrazioni d'acqua ecc.
Ora vicino alla cappella ormai in rovina, vi è un pilone nel quale si conserva la statua della Madonna, eretto da un nipote di Batistin.

Pilone di Pigu

La campana dopo aver tanto atteso ha trovato sul campanile della Chiesa Parrocchiale della Madonna una sistemazione degna di lei e dell'idea che l'ha creata.
Delle tante famiglie una volta residenti nella zona ne rimangono pochissime: sono composte principalmente da anziani. L'inverno è segno di desolazione, i boschi e i prati vengono ancora coltivati con grande dedizione, ma mancano le forze. Solo durante l'estate quelle borgate rivivono in qualche modo i tempi che ne segnarono la loro grande vitalità…".


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